Grande apprensione nel mondo dell’atletica per le condizioni fisiche di Mary Lou Retton, considerata una delle più grandi ginnaste della storia della nazionale degli Stati Uniti. La medaglia d’oro di Los Angeles 1984, primo posto nell’all around, è ricoverata in gravissime condizioni, in terapia intensiva, presso l’ospedale del Texas da una settimana. Come riferito da La Gazzetta dello Sport attraverso il proprio sito web, l’ex atleta sta lottando contro la morte, citando i social delal figlia, McKenna Kelley, che ha fatto sapere che la madre ha una rara forma di polmonite e al momento non sarebbe in grado di respirare, essendo quindi attaccata ai macchinari.
La stessa Kelley ha deciso di avviare una raccolta fondi per sostenere le spese mediche visto che la madre non ha purtroppo un’assicurazione sanitaria, di conseguenza il ricovero deve essere pagato di tasca propria. La Gazzetta dello Sport ricorda che Mary Lou Retton aveva solo 16 anni quando incantò il mondo interno, non solo della ginnastica, divenendo la prima atleta americana, sia maschile che femminile, a vincere una medaglia alle Olimpiadi nella sua categoria.
MARY LOU RETTON: I NUMEROSI RICONOSCIMENTI OTTENUTI
L’atleta, originaria di Fairmont nel West Virginia, ottenne due “10” che le regalarono appunto l’oro. In carriera conquistò anche due argenti e due bronzi, vinti sempre durante quella magica olimpiade losangelina di 39 anni fa. “Dopo Mary Lou dovemmo creare un nuovo tipo di ginnasta che potesse impressionare con la sua robustezza, energia e la fisicità delle sue prestazioni”, le parole della sua ex allenatrice, Bela Karolyi, rilasciate durante un’intervista risalente al 2012.
Nel 1984 Mary Lou venne eletta atleta dilettante dell’anno dell’Associated Press nel 1984, poi l’anno successiva venne inserita nella Olympic Hall of Fame Usa, e infine, nel 1997, nella International Gymnastics Hall of Fame nel 1997. Da segnalare infine che è stata la prima donna ad essere raffigurata sui noti cereali Wheaties, onore che negli Stati Uniti è stato riservato solo ai più grandi, fra cui Micheal Jordan.