La crisi demografica preoccupa ormai l’intera europea e non soltanto i Paesi membri. Non solo l’invecchiamento della popolazione: assistiamo oggi anche ad un aumento dell’emigrazione in alcuni paesi dell’Est Europa e in un altrettanto forte aumento dell’immigrazione in alcuni paesi del Nord Europa. Nella giornata di ieri, la Commissione europea ha presentato un rapporto nel quale tenta di offrire risposte al fenomeno. “La nostra ottica è rivolta principalmente ai rischi per la competitività europea. Il confronto è con la Cina o l’India – ha spiegato al Sole 24 Ore la vicepresidente della Commissione europea Dubravka Šuica–. Quattro le piste che proponiamo ai paesi membri: misure per conciliare via lavorativa e vita professionale, una strategia di formazione delle generazioni più giovani, nuovi sostegni alle generazioni più anziane, e nuove politiche a favore dell’immigrazione legale verso l’Europa”.
Secondo un sondaggio condotto da Eurobarometro, la questione demografica preoccupa 7 su 10 in Europa. Si tratta di aspetti spesso ignorati, come il legame tra inquinamento e invecchiamento: secondo il rapporto, infatti, le persone più anziane producono un ammontare più elevato di emissioni nocive delle persone più giovani. I cittadini con più di 65 anni contribuiranno al 39% dei gas inquinanti entro il 2060. “A causa dell’invecchiamento, la popolazione europea toccherà un picco intorno al 2026 e si ridurrà gradualmente nei prossimi decenni” si legge nel rapporto della Commissione Europea. “La popolazione in età lavorativa è destinata a diminuire mentre l’indice di dipendenza degli anziani è destinato ad aumentare. La quota della Ue nella popolazione mondiale continuerà quindi a scendere (dal 6% di oggi a meno del 4% nel 2070), riducendo il peso relativo del mercato unico nell’economia globale e il peso geopolitico della Ue”.
Crisi demografica: imprescindibile la questione migratoria
L’Europa monitora dunque attentamente l’andamento della demografia che ha un impatto sulle finanze pubbliche, ma anche sulla produttività dell’economia. Riguarda infatti la presenza o meno di lavoratori specializzati, di attività produttive in alcune località, dei livelli di dipendenza economica sul piano internazionale e così via. Nel 2025 si stima che la silver economy, ossia l’economia dedicata agli anziani, peserà per oltre il 28% del prodotto interno lordo a livello europeo. Poche nascite soprattutto in Italia, che ha il tasso di fertilità e il tasso di occupazione femminili più bassi d’Europa (rispettivamente 1,2 e 54%). “So che la questione migratoria è un tema scottante in Italia – ha dichiarato ancora Šuica –. Al tempo stesso, come fare a meno dell’immigrazione legale vista la situazione demografica in cui versiamo? Già nel 2022, l’Unione europea ha accolto non meno di 3,7 milioni di immigrati legali, e appena 330mila immigrati illegali”.
C’è chi accoglie i migranti e chi invece saluta la propria popolazione, come la Bulgaria, che ha perso negli ultimi 30 anni il 20% della sua popolazione: a partire soprattutto i giovani. Situazione opposta in Olanda che negli ultimi 20 anni ha visto una crescita degli abitanti del 15%, con gravi risvolti sul fronte delle infrastrutture a causa dell’alta densità della popolazione. Mancano infatti scuole, abitazioni, ospizi e ospedali, come sottolinea il Sole 24 Ore. “Non dobbiamo parlare di invecchiamento della popolazione, ma di longevità della popolazione” ha spiegato ancora Šuica, che però si è mostrata preoccupata: “La questione demografica è intimamente legata al tema della democrazia. In assenza di politiche specifiche, il rischio è di assistere a nuove forme di malcontento, di un aumento del voto populista o antisistema”.