Nell’inchiesta sull’incidente di Mestre del 3 ottobre scorso, costato la vita a 21 persone, arrivano le prime risposte utili a tracciare una ricostruzione delle cause del disastro. A darle è l’autopsia sul corpo dell’autista del bus precipitato, Alberto Rizzotto, i cui esiti parziali, riporta Ansa, tenderebbero ad escludere l’ipotesi di un malore avanzata inizialmente nell’alveo delle possibilità.
L’esame medico legale sul 40enne avrebbe evidenziato l’assenza di problemi al cuore, apparso “sano” secondo le analisi dei consulenti incaricati dalla Procura di Venezia, ma il condizionale al momento è d’obbligo, precisa Il Corriere del Veneto, in quanto attesi per la prossima settimana altri accertamenti tra cui uno, in particolare, fondamentale per la stesura della relazione finale. Si tratta quindi di risultati preliminari del lavoro che sarà completato tra pochi giorni dai medici legali Guido Viel e Roberto Rondolini, dell’istituto di Padova, ma che iniziano ad allargare il campo alla pista del guasto al mezzo che trasportava i turisti di ritorno in un camping a Marghera, un pullman della società “La Linea”.
Incidente Mestre: cosa cambia se si esclude il malore dell’autista
Se venisse confermata l’assenza di un malore dell’autista dietro la tragedia che ha causato 21 vittime e 15 feriti, il quadro sul tavolo dell’inchiesta cambierebbe anche in termini di eventuali responsabilità terze dietro l’incidente stradale. Il bus su cui i turisti viaggiavano quella sera, della società “La Linea Spa”, al momento della caduta dal cavalcavia era impegnato in un servizio di navetta verso il camping Hu di Marghera.
Senza entrare in collisione con altri mezzi lungo la carreggiata, si sarebbe spostato verso destra entrando in contatto con il guardrail e strisciando contro la barriera per circa 50 metri prima di precipitare, a velocità ridotta, da un’altezza di circa 10 metri e prendere fuoco. A terra nessun segno di frenata. L’inchiesta, fatta di complesse perizie e rilievi, punta anche a chiarire se l’incidente sia stato causato da un guasto all’autobus, un messo introdotto nella flotta appena un anno fa, scrive Il Corriere, e a propulsione totalmente elettrica. Nello spettro di questo scenario, sarebbe da considerare anche un’altra ipotesi: quella che porterebbe a interpretare l’accostamento del bus al guardrail e la successiva strisciata di decine di metri lungo lo stesso come un tentativo del conducente di rallentare un mezzo ormai fuori controllo. Al momento sono tre le persone indagate, iscritte come atto dovuto per consentire tutti gli accertamenti necessari, con l’accusa di omicidio stradale plurimo e lesioni stradali plurime.