La realtà virtuale sta assumendo sempre maggiore importanza anche nell’ambito della medicina. E potrà diventare essenziale anche per facilitare la diagnosi di malattie che richiedono tempestività d’intervento come i tumori. Proprio in questa direzione ha lavorato un gruppo di ricercatori del Cnr e dell’Università Federico II di Napoli, che è “entrato” all’interno di una struttura cellulare in 3D mediante l’utilizzo della realtà virtuale. L’Istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti e l’Istituto sistemi e tecnologie industriali intelligenti per il manifatturiero avanzato, entrambi del Cnr, hanno fatto ricorso alla citofluorimetria e citometria, tecniche utilizzate in laboratorio per rilevare e identificare cellule specifiche, sviluppando un metodo che permette di visualizzare e ottenere parametri quantitativi di una cellula partendo dall’immagine ottenuta attraverso il microscopio tomografico, che è in grado di generare un’immagine 3D dei suoi organelli interni.
Pietro Ferraro, , dirigente di ricerca presso l’istituto di scienze applicate e sistemi intelligenti del Cnr a Pozzuoli, intervistato su Il Messaggero, ha dato maggiori delucidazioni in merito a queste nuove tecniche basate sulla microscopia a contrasto di fase in maniera quantitativa.
COME SCOPRIRE UN TUMORE CON CELLULE 3D E REALTÁ VIRTUALE
“Il nostro sistema è unico al mondo: facciamo a meno dei coloranti per contrasto, che risultano tossici”. Così ha spiegato Pietro Ferraro, che è anche entrato maggiormente nel dettaglio: “eseguiamo una misura fisica della densità della cellula, come una sorta di TAC, ma usando la luce visibile, da cui riusciamo a ricavare la tridimensionalizzazione della cellula. (…) Abbiamo ricostruito in modo molto accurato un ambiente virtuale con 3-4 strutture all’interno della cellula, ma per isolarle l’una dall’altra siamo ricorsi all’uso della realtà virtuale realizzata tramite software; con i visori siamo entrati all’interno del mondo cellula.”
In pratica la nuova tecnica permetterà agli operatori di indossare semplicemente degli occhiali con cui riuscire ad individuare il biomarcatore che segnala la presenza di tumore partendo da una goccia di sangue. “In futuro con la nostra tecnica si aumenteranno le potenzialità diagnostiche di questi dati 3D e si potrà verificare che tutta la catena di elaborazione eseguita dai vari operatori nei vari passaggi sia corretta, perché il medico stesso può valutare che le misure fornitegli siano esatte e non basarsi sulle interpretazioni degli altri”. Al riguardo Ferraro ha anche aggiunto che gli ospedali stanno già iniziando ad usare metodi fondati sulla realtà virtuale, quindi la ricerca ha già le basi per continuare in questa direzione.