Per celebrare di giustezza il cinquantesimo anniversario dell’uscita del film di Sydney Pollack Come eravamo (The Way We Where) basti ricordare la scena, di rara intensità emotiva come di ammirevole misura espressiva, con cui lo stesso si conclude. Scena che consente anche al film di ritrovare, in extremis, quell’equilibrio tra gli intenti tematici della grande Storia e le vicende sentimentali personali dei protagonisti, che in altre parti del prolisso film manca. Ma, per citare un noto dizionario specializzato, Come eravamo “è uno di quei film che sono vivi anche per merito dei suoi scompensi”.
Tratto dall’omonimo romanzo di Arthur Laurents, autore anche della sceneggiatura, il film racconta l’itinerario sentimentale di una coppia emblematica e stranamente assortita, sullo sfondo di vent’anni circa di storia americana (e mondiale), dal 1937 ai primi anni Cinquanta. Lui (Robert Redford) è uno scrittore di talento, disponibile al compromesso pur di emergere; lei (Barbra Streisand) un’ebrea di famiglia operaia, affiliata alla Lega della Gioventù Comunista. Lui è un wasp, cioè un rampollo della borghesia bianca e protestante, per di più cadetto della Marina in sfolgorante divisa bianca; lei un’attivista politica dura e pura, sempre in prima linea sulle tematiche sociali, in lotta per gli ideali di democrazia e libertà. Si incontrano e l’attrazione è subito forte, da cui nasce un rapporto intenso.
Gli alti e bassi della loro contrastata storia d’amore si muovono attraverso i principali avvenimenti storici di quegli anni, per ovvie ragioni vissuti dai due con spirito diverso. Così la guerra civile spagnola, l’attacco a Pearl Harbour con l’ingresso americano nella Seconda guerra mondiale, la morte del Presidente Roosevelt, il maccartismo con la caccia alle streghe anticomunista, la campagna contro le armi nucleari degli anni Cinquanta e altri fatti ancora si mescolano alla love story, qualcuno in perfetta armonia narrativa con essa, mentre altri scontano qualche forzatura, come tante sotto-trame funzionali alla trama principale. Anche se, nello spirito del romanzo, doveva essere il contrario, cioè la storia d’amore doveva fare da collante pretestuale a una critica sociale, politica e generazionale di taglio antropologico degli avvenimenti suddetti.
Alla fine, anche a causa della differente estrazione sociale dei due protagonisti, che rende insanabili le divergenze circa i progetti sul proprio futuro, la coppia si separa, non prima di aver dato alla luce un figlio. Si perderanno di vista per diversi anni prima di incontrarsi per caso, per un breve quanto intenso momento, nella già citata scena finale. Uscendo con la nuova fiamma dall’Hotel Plaza di New York – luogo altamente simbolico nel contesto dei temi sociali del film -, lui rivede lei mentre distribuisce volantini contro gli armamenti nucleari. Sarà un breve incontro, imprevisto e toccante, dal sapore agrodolce per l’animo di entrambi e che riempirà i loro occhi di profonda malinconia per non aver trovato il modo di comprendersi, per aver lasciato colpevolmente sfumare l’occasione di tutta una vita.
L’operazione nostalgia che il film in un certo senso rappresenta, basata su istanze e speranze di una generazione che non rinuncia ai propri alti ideali, trova in questo finale agrodolce un senso compiuto nell’ambito personale, un po’ meno in quello collettivo.
Come eravamo va ricordato anche per essere il primo film americano dove la protagonista è una comunista dichiarata, nonché per l’esplicita citazione del caso dei cosiddetti Dieci di Hollywood, cioè i primi dieci registi e sceneggiatori che nel 1947, in forza delle norme del maccartismo appena introdotte, furono licenziati perché considerati colpevoli di cospirazione comunista. Gli anni della Guerra fredda stavano per finire anche al cinema.
Il film, inoltre, assieme a La Stangata di George Roy Hill uscito in quello stesso 1973, rappresenta la definitiva affermazione di Robert Redford come attore di primissimo piano nel panorama hollywoodiano di allora. Mentre la Streisand sfoggia la sua insuperabile voce nell’interpretazione accorata del brano The Way We Where. Canzone romantica che si aggiudica l’Oscar 1974 come miglior canzone originale, mentre la nomination all’Oscar per la migliore attrice protagonista alla Streisand stessa rimane, giustamente, inevasa.
Complessivamente Come eravamo risulta film per larghi tratti godibile, ben recitato – con la Streisand un po’ sopra le righe – e ben confezionato nella messa in scena, nonostante gli squilibri e le prolissità già menzionate. Un buon esempio di come la Settima arte possa anche essere il veicolo con cui la Grande Storia, mescolata alle piccole storie del narrato personale, si può proporre al giudizio del grande pubblico.
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