Nel 2022 il 32% dei terroristi che hanno colpito in Europa erano migranti irregolari: è la conclusione a cui è giunto l’ultimo rapporto sul terrorismo e il radicalismo europeo. A redigere lo studio statistico è stato il Centro Militare di Studi Strategici del Ministero della Difesa su volontà del Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri, che hanno avvertito sul fatto che “siamo esposti da anni alla contaminazione jihadista“. Contaminazione di terroristi che è in parte dovuta, parrebbe, al maggiore afflusso di migranti sui territori europei e che è destinata ad aumentare esponenzialmente nel corso dei prossimi anni, anche in virtù della crisi in Medio Oriente tra Hamas e Israele.
Il rapporto choc: “32% dei terroristi sono migranti irregolari”
Insomma, secondo il rapporto nel 2022 il 32% dei terroristi che hanno compito o progettavano un qualche tipo di attacco in Europa, vi era arrivato in qualità di migrante irregolare. Dato ampiamente maggiore a quello registrato lo scorso anno, quando erano il 16% complessivo. Similmente, il 6% di coloro che hanno commesso un attacco si erano radicalizzati una volta giunti in Europa, mentre la metà degli attentatori erano immigrati regolari, in parte ormai integrati nelle nazioni che li hanno accolti.
In Francia, territorio particolarmente bersagliato dai terroristi, il dato sale ulteriormente al 33%, rispetto al 18% registrato lo scorso anno. Andando oltre nelle sue rilevazioni, il rapporto evidenzia come il 37% di chi ha commesso un attentato era già noto all’intelligence europea, mentre l’11% era da poco uscito dal carcere. Dato, quest’ultimo, particolarmente importante, perché secondo quanto evidenzia il rapporto “indica un potenziale aumento degli atti terroristici nei prossimi anni, in coincidenza con il rilascio della maggior parte dei terroristi attualmente detenuti”. Centrale in questo momento, secondo Luca Cinciripini, ricercatore dell’Istituto Affari Internazionali, sarebbe un lavoro a favore dell’integrazione per “il recupero dei radicalizzati”, me anche “un coordinamento europeo sia sul monitoraggio del rischio terrorismo sia sui provvedimenti”.