Hanno fatto il giro del mondo le immagini della giornalista Rasha Nabil mentre incalza uno dei leader di Hamas. Nell’intervista del 19 ottobre sulla rete Al Arabiya, tv degli Emirati con sede a Dubai, ha posto domande scomode sull’attacco a Israele dello scorso 7 ottobre, con il massacro di civili. «Il tipo di attacco portato avanti da Hamas non è un’operazione regolare. È più simile a una dichiarazione di guerra. Quindi alcune persone si chiedono quale sarebbe stata la reazione israeliana. Stiamo osservando la grande tragedia umana che si sta svolgendo in nella Striscia di Gaza. Il popolo di Gaza si è reso conto di questo. Le altre fazioni, l’Autorità Palestinese e il popolo di Gaza non sono stati consultati al riguardo. Avete preso la decisione da soli», afferma la giornalista in studio.
Khaled Meshal, però, elogia l’ala militare di Hamas, le Brigate Al-Qassam, per il «momento ingegnoso» in cui sono riuscite «a sorprendere il nemico e tutte le agenzie di intelligence del mondo». Per quanto riguarda l’attacco parla di una «nuova resistenza», che ritiene «legittima» e «su cui il nostro popolo si è accordato». La giornalista Rasha Nabil, però, tira dritto, spiegando che Hamas viene paragonata all’Isis in Occidente, dove hanno visto chiaramente le trasgressioni di Hamas. «Questa è un’accusa inventata da Netanyahu e sfortunatamente l’Occidente sta collaborando con questo».
LE RISPOSTE CHOC DI MESHAL ALLA GIORNALISTA DI AL ARABIYA
Da un lato ci sono le domande coraggiose della giornalista Rasha Nabil, dall’altro le risposte scioccanti di Khaled Meshal, che a proposito della “resistenza” di Hamas arriva a dire: «Cara sorella, le nazioni non si liberano facilmente. I russi sacrificarono 30 milioni di persone durante la seconda guerra mondiale, per liberarle dall’attacco di Hitler. I vietnamiti sacrificarono 3,5 milioni di persone fino a sconfiggere gli americani. L’Afghanistan sacrifica milioni di martiri per sconfiggere gli americani. L’URSS e poi gli Stati Uniti. Il popolo algerino ha sacrificato sei milioni di martiri in 130 anni. Il popolo palestinese è proprio come qualsiasi altra nazione. Nessuna nazione viene liberata senza sacrifici».
Le risposte di Meshal non placano la giornalista di Al Arabiya, che rilancia: «Come può pretendere che l’Occidente, e il mondo in generale, sostengano la causa palestinese, quando le cose perpetrate da Hamas contro i civili israeliani sono nei titoli dei giornali? Sapete che Israele ha guadagnato molta simpatia a causa di queste scene. Trattare i civili in questo modo fa parte dell’ideologia di Hamas?». Per Meshal, però, evidentemente tale questione non ha alcuna rilevanza. «Sorella, le ho detto che Hamas, le Brigate Al-Qassam e le nostre organizzazioni militari concentrano la loro resistenza sulle forze di occupazione, sui soldati, ma in tutte le guerre ci sono delle vittime civili. Non ne siamo responsabili».
LA GIORNALISTA DI AL ARABIYA “LIBANO NON HA BISOGNO DI UN’ALTRA GUERRA”
Anzi, Khaled Meshal appare sorpreso e spazientito per le domande della giornalista Rasha Nabil, soprattutto quando arriva a chiedere: «Vi scuserete per ciò che è stato fatto ai civili israeliani il 7 ottobre?». Infatti, il pezzo grosso di Hamas nella risposta è inizialmente incerto: «Con tutto il rispetto, la domanda… Perdonami se dico questo… Bisognerebbe chiedere scuse a Israele. Mi hai fatto una domanda e io ti rispondo con chiarezza. Hamas non uccide i civili di proposito. Si concentra sui soldati. Punto». Si passa poi a Hezbollah, con la giornalista di Al Arabiya che chiede a Meshal se si ritiene deluso riguardo quanto fatto finora dai miliziani del Libano. «Siamo grati a chiunque sia al nostro fianco. Hezbollah… Il fronte libanese è ora in fiamme, e noi siamo grati per questo».
Ma il capo di Hamas evidenzia anche quanto sta accadendo in Egitto: «Oggi gli egiziani ribollono [di rabbia]… Salutiamo il popolo egiziano e vogliamo di più. Chiedo una posizione più potente da parte dei leader egiziani». La giornalista Rasha Nabil gli ha fatto allora notare che la situazione in Libano è pessima: «L’ultima cosa di cui hanno bisogno è un’altra guerra che verrà con un altro conto da pagare. Dicono: Khaled Meshal è seduto in una stanza con l’aria condizionata, parla di guerra, Jihad e bombardamenti». Ma Meshal tira dritto: «Siamo nel mezzo del campo di battaglia. Nessuno se ne sta fuori. I leader di Hamas a Gaza e all’estero stanno conducendo questa guerra insieme».
IL RUOLO DELL’IRAN E LA SORTE DEGLI OSTAGGI
Ficcante anche la domanda della giornalista di Al Arabiya sulla decisione riguardante l’attacco a Israele: «Avete deciso di lanciare l’attacco del 7 ottobre e ora chiedete ai Paesi arabi di unirsi a voi. Gli arabi non hanno partecipato a questa decisione». Ma Khaled Meshal replica: «Nessuno nel mondo arabo ha detto all’Egitto: perché ci avete sorpreso con la guerra del 1973? Questo perché il territorio egiziano nel Sinai era sotto occupazione. La gente potrebbe opporsi al fatto che un paese arabo decida da solo di lanciare un’offensiva contro un vicino o un altro partito. Ma quando le persone sono sotto occupazione, hanno il diritto naturale di farlo. Nessuno ha il diritto di chiederci perché lo abbiamo fatto e se ci siamo consultati o meno con qualcuno». C’è spazio anche per una domanda sull’Iran, che auspica la distruzione di Israele: «Il nostro compito è fare richieste e ricordare alle persone [delle loro promesse], e ognuno è responsabile della propria decisione», replica il capo di Hamas.
Infine, alla domanda di Rasha Nabil riguardo la sorte degli ostaggi, Meshal risponde: «Sono prigionieri. Prima di parlare dei prigionieri detenuti da noi, ci sono i prigionieri detenuti dal nemico. Erano circa 5.500, e ora sono 10.000. Ogni giorno Israele ne arresta 100, 200, o 1.000 dalla Cisgiordania. La regola che seguiamo è che i prigionieri vengono scambiati con prigionieri. Abbiamo preso più di 1.000 prigionieri in cambio di Gilad Shalit. Oggi abbiamo nelle nostre mani dozzine di soldati e ufficiali. Useremo loro per svuotare le prigioni [israeliane], e tutti i nostri figli e figlie di tutte le fazioni saranno rilasciati».