Il 3 novembre, tutti gli anni, la Chiesa ricorda la figura religiosa di Santa Silvia, donna di nobili origini e madre del futuro Papa Gregorio I, ovvero San Gregorio Magno. Una Santa che diede i natali a un Santo: di solito, quando c’è la santità, questa deriva da coloro che per primi hanno contribuito all’approfondimento della fede e certamente questo si può dire di Santa Silvia, che fu una fervente cristiana.
La vita di Santa Silvia: una famiglia di santi
Non ci sono molte informazioni su di lei, ma sappiamo che Silvia nasce a Roma intorno al 520, in una famiglia di illustre discendenza, e aveva due sorelle, Emiliana e Tarsilia, entrambe proclamate Sante. All’età di 18 anni sposa il senatore Gordiano, anch’egli di nobile famiglia, a cui pare appartenesse anche San Benedetto. La giovane coppia di neo sposi andò a vivere in una bellissima villa sul colle Celio, oggi sede della chiesa di San Gregorio al Celio.
Durante il loro matrimonio ebbero due figli, di cui uno, Gregorio, verrà eletto papa nel 590.
Dopo essere rimasta vedova nel 573, Silvia si ritira in una casa sul colle Aventino e qui dedica i successivi anni alla preghiera, alla meditazione e alle opere di carità, seguendo le regole benedettine. Gregorio invece trasformò la casa paterna in un monastero, edificando una chiesa dedicata a Sant’Andrea. Durante tutti questi anni, Silvia si preoccupò quotidianamente di inviare un pasto caldo al figlio, per paura che le rigide regole della vita eremitica comprometessero gravemente la sua salute, già molto cagionevole.
Silvia venne a mancare nel 592, due anni dopo la nomina di suo figlio a Papa. Sarà proprio Gregorio a scegliere di seppellire il suo corpo presso il monastero di Sant’Andrea, la loro ex villa di famiglia, al fianco delle sue due sorelle Emiliana e Tarsilia. Gregorio commissionerà anche un dipinto in cui sua madre appare con la croce nella mano destra e un libro in quella sinistra dove si legge “Vivit anima mea et laudabit te, et iudicia tua adiuvabunt me” (in italiano, “Vive la mia anima e ti loderà, e i tuoi giudizi mi aiuteranno”)
Solo nel 1603, il cardinale Cesare Baronio edificherà un oratorio dedicato proprio a Santa Silvia e, in quello stesso anno, Papa Clemente VIII deciderà di inserire il suo nome all’interno del Martirologio Romano nella data del 3 novembre. Sarà in seguito Papa Giovanni XXIII, nel 1959, a dedicare una parrocchia a Santa Silvia nel quartiere Portuense di Roma, chiesa che sarà poi aperta al culto 9 anni più tardi.
I luoghi in cui Santa Silvia è Patrona
Santa Silvia è patrona di diverse comunità romane: sul colle Aventino, per esempio, è presente una chiesa stupenda di epoca romanica, dove ogni 3 novembre viene ricordata con preghiere e celebrazioni che coinvolgono centinaia di fedeli.
Santa Silvia, patrona delle memorie e dei ricordi, viene inoltre celebrata in diversi paesi della Sicilia, regione che, secondo quanto riportato dalla tradizione, avrebbe dato i natali alla sua famiglia d’origine e dove sono presenti molteplici statue realizzate per ricordare la figura della madre di Papa Gregorio I.
Ogni anno vengono infatti organizzate delle processioni, durante le quali la sua statua viene portata lungo le strade del paese, con balli e canti che colorano le viuzze tipiche del luogo.
Gli altri Santi del Giorno
Il 3 novembre. oltre a Santa Silvia, la Chiesa venera anche San Martino de Porres domenicano, il primo cristiano mulatto a essere riconosciuto dalla Chiesa per la sua eroica virtù e fede; Sant’ Uberto di Tongeren-Maastricht vescovo, patrono dei cacciatori e invocato contro la rabbia; San Berardo dei Marsi vescovo, membro di una nobile famiglia abruzzese che collaborò con Papa Pasquale II; Sant’Idda di Fischingen, monaca di clausura; San Pietro Francesco Neron, sacerdote e martire, morto decapitato in Vietnam; Beata Alpaide di Cudot vergine, guarita dalla lebbra dopo un’apparizione della Madonna; Beato Simone Ballacchi, domenicano; San Giovanniccio, monaco in Bitinia; San Pirmino abate, protettore dagli avvelenamenti; infine Sant’ Ermengaudio, che si distinse per la sua pietà, saggezza e bontà.