LA TELEFONATA PAPA FRANCESCO-ERDOGAN. UCCISO COMANDANTE HAMAS A GAZA
Nel corso di altri lanci di razzi sulla Striscia di Gaza l’esercito di Israele ha fatto sapere di aver ucciso il comandante di Hamas, Hassan Al-Abdullah, dopo che ieri era stato eliminato anche il suo vice Taysir Mubasher. La guerra sul campo a Gaza prosegue – Hamas fa anche sapere di come 50 ostaggi siano rimasti uccisi dai raid israeliani (notizia che ovviamente andrà verificata, ndr) – e si accompagna alla tensione internazionale per i vari posizionamenti geopolitici tutt’altro che facili.
Al momento alcuni rappresentati di Hamas con alleati dell’Iran sono in Russia per colloqui circa la guerra in Medio Oriente, come segnalano alcune fonti diplomatiche russe all’ANSA: sempre oggi però viene confermata la telefonata tra il Presidente della Turchia Erdogan e Papa Francesco con a tema la pace immediata tra Israele e Hamas. I toni usati restano però diametralmente opposti: il leader turco infatti ha confermato l’invettiva contro Israele partorito ieri, sottolineando come gli attacchi su Gaza «hanno già superato il limite dell’autodifesa e sono diventati massacri, crudeltà e barbarie. Israele parla di diritti umani, ma stanno ignorando i diritti della popolazione di Gaza da 19 giorni». In definitiva per Erdogan lo Stato ebraico sta massacrando la Palestina: di contro, Papa Francesco – secondo la Sala Stampa vaticana – ha espresso il suo dolore per quanto avviene in Medio Oriente, ricordando come la posizione del Vaticano sia orientata alla soluzione dei due Stati oltre che uno «statuto speciale per la città di Gerusalemme».
LE ULTIME NOTIZIE SULLA GUERRA ISRAELE-HAMAS: BLITZ A GAZA, FERMA PER ORA L’INVASIONE
Dopo il discorso di ieri alla nazione del Premier Netanyahu, la guerra fra Israele e Hamas vive ore di “attesa” per l’imminente offensiva via terra sulla Striscia ancora “congelata” da Tel Aviv: gli oltre 200 ostaggi, l’attesa per l’arrivo dei mezzi Usa come “deterrente” alle minacce di Iran e Hezbollah, uno scenario internazionale complesso che vede la spaccatura all’Onu; questi i motivi principali di questa “attesa” che diventa forte tensione al confine con la Striscia di Gaza vista la presenza ormai da giorni di centinaia di tank israeliani con relative truppe da terra.
Anche per questo motivo la guerra Israele-Hamas per il momento si gioca su due fronti “canonici”, lo scambio di razzi da e verso la Striscia e i “blitz” mirati per cercare di eliminare i responsabili della sigla terrorista palestinese. Così è avvenuto anche questa notte, come racconta il portavoce dell’esercito di Tel Aviv, Daniel Hagari: «abbiamo condotto blitz mirati all’interno del nord della Striscia usando tank» nell’ambito dei preparativi «per le prossime fai dei combattimenti». I soldati sono poi tornati indietro dopo aver messo a segno almeno 10 raid mirati contro altrettanti obiettivi di Hamas: «abbiamo localizzato e colpito numerosi terroristi, infrastrutture terroristiche e postazioni di lancio di missili anticarro, e hanno operato per preparare il campo di battaglia». Il discorso alla nazione fatto ieri sera da Bibi Netanyahu faceva intendere ben questo: da un lato l’attesa per l’offensiva via terra che presto potrebbe divenire realtà ma nel frattempo anche il continuare a colpire obiettivi jihaisti palestinesi provando le prime incursioni nel difficile territorio della Striscia. «Ci prepariamo all’ingresso a Gaza, non dirò come e quando. Ci sono considerazioni che non sono note al grande pubblico. La data dell’ingresso nella Striscia sarà decisa dal Gabinetto di guerra», così parlava ieri il Premier da Tel Aviv, fissando quelli che sono i due punti cardine della guerra, «eliminare Hamas e liberare gli ostaggi (saliti ora a 224, ndr). Tutti quelli che hanno partecipato all’attacco del 7 ottobre sono passabili di morte».
ASSE DEL TERRORE HAMAS-HEZBOLLAH-IRAN. VERSO LA GUERRA TOTALE?
Intanto però il contesto internazionale che circonda il Medio Oriente vive giorni di profonda tensione: la guerra Israele-Hamas oltre a spaccare in due l’assemblea dell’ONU – ancora fortissima la polemica tra il Segretario generale Guterres e lo Stato ebraico con parte del mondo occidentale a sostegno – ha soffiato ulteriore benzina sul fuoco sugli equilibri già piuttosto flebili tra Paesi arabi e Occidente. Ieri il discorso di Erdogan in piena difesa di Hamas («sono dei liberatori non dei terroristi») ha ulteriormente acuito l’ambiguità della Turchia, membro Nato, all’interno dello scacchiere internazionale: come spiega però bene oggi al “Sussidiario” Marco Lombardi, docente di sociologia all’Università Cattolica del Sacro Cuore ed esperto di terrorismo, lo “strappo” di Erdogan contro Israele in realtà potrebbe essere una via per continuare a mediare con le parti.
Diverso è il timore che in sede Nato ha rappresentato ieri quella riunione di gabinetto a Beirut in Libano tra i tre principali leader politici dell’asse in guerra contro Israele: presenti al tavolo per studiare le prossime mosse di guerra, il leader di Hezbollah Hasan Nasrallah, il vice capo di Hamas Saleh Aruri e il capo della Jihad islamica Ziad Nakhale. Un asse “del terrore” destinato ad appoggiare Hamas contro Israele con l’aggiunta delle foto che campeggiavano in bella vista nelle poche riprese del summit con i due ayatollah storici dell’Iran, Khomeini e Khamenei. Il rischio di una guerra totale insomma è molto alto e anche per questo gli Stati Uniti stanno cercando di trovare l’equilibrio tra la difesa di Israele e l’evitare l’invasione di Gaza che porterebbe – oltre ad una catastrofe umanitaria – all’escalation di tutto il Medio Oriente. Il presidente Usa, Joe Biden, nella notte ha sentito al telefono il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu: lo riporta la Casa Bianca in una nota precisando che i leader hanno discusso «degli sviluppi di quanto sta accadendo a Gaza e degli sforzi in corso per individuare e garantire il rilascio degli ostaggi». Biden avrebbe “ribadito” il diritto di Israele a difendere i propri cittadini dal terrorismo ricordando di farlo «in coerenza con il diritto umanitario internazionale», ma ha anche sottolineato «l’importanza di concentrarsi su ciò che verrà dopo questa crisi per intraprendere su un percorso di pace permanente tra israeliani e palestinesi». Dopo la telefonata di qualche giorno fa con Biden, Papa Francesco oggi ha sentito al telefono anche il Presidente turco Erdogan per impostare un proficuo dialogo orientato alla costruzione della pace dopo la guerra Israele-Hamas.