Farian Sabahi, giornalista esperta delle questioni del Medio Oriente, ha parlato a Uno Mattina del ruolo che potrebbe avere l’Iran nella guerra in Israele: “Il Paese potrebbe entrare nel conflitto soltanto se ci dovesse essere un attacco militare da parte di Tel Aviv o degli Stati Uniti contro i suoi impianti nucleari, ma per il momento resta prudente. La leadership di Teheran in questo momento è indebolita”, ha svelato.
I motivi sono diversi. “Sul fronte interno il Governo è stato penalizzato dalla crisi economica, ma anche dal dissenso da parte del movimento Donna, Vita, Libertà. C’è stato di fatto un calo di legittimità, anche sul fronte internazionale. Sia per quel che è successo dopo la morte di Mahsa Amini con la repressione attuata dal regime sia per l’appoggio alla Russia nella guerra in Ucraina. L’obiettivo adesso è sopravvivere. Non vogliono iniziare una guerra, anche perché erano appena iniziati i colloqui con gli americani”.
Farian Sabahi: “Iran ha una leadership indebolita”. La guerra in Israele
Un conflitto de facto tra Iran e Israele, secondo Farian Sabahi, tuttavia, c’è. “È in atto da tempo una guerra ombra. L’Iran usa Hamas ed Hezbollah contro Israele, che ha bombardato le postazioni iraniane in Siria col consenso della Russia. In questi anni ha ucciso una serie di scienziati nucleari e ha attaccato i sistemi informatici”, ha ricordato la giornalista.
Nel caso in cui realmente però Teheran decida di avere un ruolo attivo contro Tel Aviv, le conseguenze sarebbero importanti a livello internazionale. “Se la guerra in Medio Oriente si allarga ad altri attori, l’impegno di diversi Paesi ad aiutare l’Ucraina saranno più ridotte. Le risorse saranno infatti destinate ad altro. È evidente che la sensazione nel mondo arabo è che non ci siano stati due pesi e due misure. Usa e Europa si sono subito mobilitate per l’Ucraina, mentre per i palestinesi non c’è stato lo stesso sostegno. Ma neanche da parte dei Paesi arabi stessi. Nessuno ha aperto le sue porte”, ha concluso.