Nuova udienza del processo riguardante la morte di Saman Abbas, la 18enne pakistana di Novellara uccisa forse dalla famiglia, e a parlare è stato oggi il fratello. Il 18enne Ali, che negli scorsi giorni era stato “estromesso” come teste chiave, “allo stato non è stato iscritto nel registro degli indagati” della Procura per i minorenni di Bologna, così come fatto sapere dalla Corte d’Assise di Reggio Emilia. Di conseguenza è stata respinta la richiesta presentata dai legali del cugino e dello zio, che volevano approfondire la posizione del ragazzo.
“Voglio parlare, voglio dire tutta la verità”, le parole del ragazzo, neo 18enne, annunciando la decisione di rispondere alle domande di giudici e avvocati. “Ho detto che i miei cugini – ha proseguito il fratello di Saman parlando con l’avvocato Luigi Scarcella che assiste Nomanhulaq Nomanhulaq, uno dei cugini a processo – non c’entravano perché mio padre in una telefonata mi disse di non dire niente di loro”. E ancora: “Era una bugia dire che non c’entravano, l’ho detta perché da piccolo avevo paura di mio padre e di mio zio e non potevo dire niente”. Quando era successo il fatto Ali aveva solo 16 anni, e aveva appunto raccontato ai carabinieri e al giudice che i cugini non avevano nulla a che fare con l’omicidio, prima però del loro arresto.
SAMAN ABBAS, LE PAROLE DEL FRATELLO: “DISSI AI CARABINIERI…”
Durante l’ultima udienza, quella di settimana scorsa, era arrivato un mezzo colpo di scena visto che la Corte aveva emesso un’ordinanza attraverso cui sottolineava che le dichiarazioni rilasciate dal ragazzo fra maggio e giugno 2021 fossero inutilizzabili in quanto il giovane doveva essere indagato, anche a sua garanzia. L’ordinanza era stata quindi inviata dalla procura a quella dei minori, competente in quanto all’epoca delle dichiarazioni il fratello di Saman Abbas aveva 16 anni. Oggi il presidente della Corte d’assise ha fatto sapere che il 18enne continuerà ad essere parte civile nel procedimento, di conseguenza è tornato ad essere sentito come testimone chiave.
Nel corso dell’udienza odierna il fratello di Saman ha aggiunto: “Dissi ai carabinieri dove poteva essere seppellita Saman quando andammo a Novellara per cercare il corpo. Me l’aveva detto Noman (Nomanulhaq Nomanulhaq, uno degli imputati, ndr). Chiesi a Noman dove fosse perché volevo abbracciarla l’ultima volta, lo chiesi anche allo zio Danish. Perché non lo dissi inizialmente ai carabinieri? Perché non sapevo di preciso dove fosse sottoterra e sempre per paura di mio padre”.