Le sanzioni nei confronti dei russi rischiano di trasformarsi in vero e proprio boomerang. Le misure, che avrebbero dovuto mettere in difficoltà gli oligarchi, potrebbero però avere un effetto contrario. Gli oligarchi non hanno esercitato alcuna pressione sul Cremlino, come invece si aspettava la Ue, ma hanno concentrato gli sforzi nelle battaglie legali, che al momento stanno avendo esito positivo. Violetta Prizoghina, madre del fondatore della compagnia Wagner, ha fatto ricorso presso la Corte di giustizia Ue contro le sanzioni: la donna ha vinto con la motivazione che la relazione parentale non può giustificare le restrizioni.
La situazione è simile a quella di Nikita Mzepin, pilota di Formula 1, finito al centro delle sanzioni perché figlio di un imprenditore chimico russo. La Corte ha dato ragione, riammettendolo alle gare. Un altro caso, spiega Il Sole 24 Ore, è quello di Alisher Usmanov, uno dei maggiori imprenditori russi nella metallurgia e nelle telecomunicazioni. Le autorità gli avevano sequestrato il mega yatch Dilbar ad Amburgo: anche lui ha fatto ricorso alla Corte costituzione di Karlsruhe. Nel frattempo un Tribunale di Francoforte ha stabilito l’illegittimità delle perquisizioni dei beni in Germania.
Sezioni ai russi, oligarchi pronti a fare causa
Il meccanismo sulle sanzioni ai russi, dunque, potrebbe andare in tilt, dando ragione alle 1.600 persone fisiche colpite, così come alle 200 entità. Sono infatti 1.800 le sanzioni emesse dalla Ue: si potrebbero ora aprire altrettante cause. Ad esempio Aleksandr Shulgin, ex amministratore delegato di Ozon, è stato accusato di essere un grande contribuente delle finanze russe: ha poi fatto ricorso alla Corte di Giustizia, riuscendo a farsi cancellare dalla lista dei sanzionati. In Italia la lista dei beni congelati è lunga: secondo una ricostruzione del Consorzio europeo di giornalismo, sono stati sequestrati otto tra yatch e imbarcazioni varie, cinque aerei, otto aziende e così via.
Sui beni potrebbero scattare ora molto presto cause legali che, secondo La Verità, gli oligarchi vincerebbero facilmente, anche perché in molti casi la proprietà non è diretta ma si nasconde dietro ad altre società straniere. Secondo una valutazione di Bloomberg, la manutenzione degli yatch confiscati costa 40 milioni di dollari l’anno: soldi che dunque al momento stanno pagando gli Stati. Le sanzioni, dunque, potrebbero ripercuotersi negativamente nei confronti dell’Unione Europea.