È Francesco Menegatti, figlio di Carla Fracci, a spiegare il motivo di quel titolo, “Codice Carla”, dato al docufilm sulla vita della grande artista. “C’è un codice segreto tra gli artisti e lega tutte le forme d’arte”, dice. Il film uscirà nelle sale dal 13 al 15 novembre per un’uscita evento. La regia è stata di Daniele Luchetti, che racconta a Il Giornale: “Per me è un’artista esemplare, capace di unire alla perfezione della forma contenuti di vera passione ed empatia. È stata un’étoile che ha fatto del corpo la sua massima espressione e un riferimento per quanti sono venuti dopo di lei. Sono partito da questo dato per cercare, attraverso la sua esperienza, la matrice comune degli artisti performativi”.
Studiando il mondo degli artisti, il regista ha scoperto “che tutti aspirano a un unico risultato, far entrare la propria emotività in relazione con quella di chi guarda. Non a caso il teatro all’italiana ha la stessa forma di un cervello. Un artista aspira sempre a una cosa sola: l’empatia”. Il regista, nel film dice che a vent’anni vide Carla Fracci a Cinecittà: “M’intrufolai sul set, ero curioso e senza volerlo entrai in campo interrompendo la scena. Lei mi lanciò uno sguardo assassino”.
Carla Fracci, il figlio: “Non esternava i suoi dolori”
Francesco Menegatti, figlio di Carla Fracci, si lascia andare i ricordi sulle pagine de Il Mattino: “Ricordo i massaggiatori, la serie di strumenti attorno al letto di mamma, la porta che si chiude perché iniziano le operazioni di ‘manutenzione’. Anche io ogni tanto ho usato le mie mani sulle gambe e la schiena di mia madre, forse era un espediente per appropriarmi di qualche suo spazio”. La ballerina, nella sua vita, non ha mai esternato alcun dolore, “neppure durante la malattia. Penso abbia inciso l’approccio alla sofferenza che viene inculcato alle ballerine”.
La sua famiglia, a detta di Francesco, non è stata allegra, “semmai molto colorata, c’era un bel casino in casa, gente che andava e veniva”. Come mamma, Carla era “fisica sì, ma alla ‘milanese’, un po’ distante, un po’ vicina: un mix. Sguardo fatto di occhi neri al punto che non riuscivi a capire se la pupilla fosse dilatata”. Il figlio la descrive come “estremamente riservata”. Ora, il progetto per il futuro è creare “qualcosa che resti, una Fondazione o un’accademia per talenti, o entrambe, qualcosa che attraverso il nome di mamma possa fare qualcosa per gli altri”.