“Portare in Italia la piccola Indi è una inutile crudeltà“, così Andrea Crisanti sul caso della piccola Indi Gregory, la bambina affetta da una malattia genetica rara a cui è stata conferita la cittadinanza italiana per consentirle il trasferimento da Londra. Il senatore del Pd, per anni nel Regno Unito come professore dell’Imperial College, ne ha parlato a LaPresse, evidenziando che “il sistema sanitario inglese è all’avanguardia nel campo della genetica e dell’ingegneria genetica“. “A cosa servono le cure palliative? Penso che da parte del Governo ci sia stata solo una questione politica. Con quale scopo? Solo per avere pubblicità a buon mercato sulla pelle dei genitori della bambina“, ha aggiunto Crisanti. Sul tema è tornato al Diario del giorno, programma di Rete 4, dove si è confrontato con il professor Angelo Vescovi sul caso Indi Gregory.
“C’è una dimensione tecnico-scientifica: la bambina è affetta da una malattia ereditaria gravissima, incurabile, che progressivamente causa un deterioramento di tutte le funzioni e con gravi danni sia allo sviluppo motorio sia cerebrale“, ha spiegato il senatore dem. C’è poi una dimensione personale emotiva, su cui ha spiegato: “Se fossi il genitore di quella bambina, non penso mi sarei comportato in maniera diversa. Penso che sia il compito di qualsiasi genitore cercare di far ottenere le cure migliori della bambina“.
CRISANTI “PERCHÉ MANTENERE IN VITA INDI È CRUDELE”
A proposito dell’espressione crudeltà, il professor Andrea Crisanti è stato sollecitato a far chiarezza. “Questa carenza genetica determina una continua richiesta di energia metabolica che le cellule della bambina non sono in grado di produrre, quindi praticamente si consuma come una candela“, ha spiegato su Rete 4. Inoltre, ha sottolineato che non c’è alcun modo per fermare questo processo. “Quindi, io non penso che (mantenerla in vita, ndr) sia una cosa che vada a beneficio della paziente“. Crisanti ha sollevato anche un problema legislativo, perché “in Inghilterra c’è una legge sul fine vita molto precisa, quindi i genitori hanno percorso tutte le tappe e tutte le opportunità che questa legge consente loro. In Italia la legge sul fine vita non c’è, probabilmente se la bambina fosse italiana questo problema non ce lo saremmo posto, perché in generale l’atteggiamento dei medici italiani è in genere quello di proseguire le cure fino all’ultimo“.
Poi ha evidenziato un problema politico altrettanto importante: “Il Consiglio dei Ministri trova il tempo per unirsi urgentemente su questo caso, quando ci sono ben più importanti motivi per riunirsi sulla sanità italiana“. Ma Crisanti non si è fermato qui: “Diamo cure palliative che non hanno nessun effetto, quando invece ci sono 400mila bambini che muoiono ogni anno di malaria, per la quale ci sono invece delle cure risolutive. Che facciamo, chiediamo al nostro Presidente del Consiglio che questi 400.000 bambini vengano in Italia? C’è un problema etico di accesso“.
CASO INDI GREGORY, VESCOVI “GENITORI E BAMBINA HANNO DEI DIRITTI”
“Si tratta plausibilmente di una malattia incurabile, sottolineo il plausibilmente però, che quindi è probabile non darà scampo alla bambina, però è solo probabile“, ha precisato invece il professor Angelo Vescovi, presidente Comitato nazionale bioetica. Al Diario del giorno ha ricordato i diritti della bambina: da quello della vita a quello di una vita tollerabile e alla speranza, che è anche quello dei genitori. Per quanto riguarda l’accanimento terapeutico, ha chiarito: “Chi può decidere se si tratta di accanimento terapeutico è il paziente e i genitori, non un’agenzia esterna che non può in nessun modo comprendere, analizzare e vivere tutte le componenti che si integrano in questa vicenda. In questo senso io credo che la bambina abbia diritto a poter avere accesso a tutte le possibilità per quanto remote e plausibilmente poco probabili di terapia“.
Per Vescovi a Indi Gregory va data “la speranza, la possibilità di vivere, la possibilità di accedere a cure palliative“. Inoltre, smentisce che le cure palliative non servano a nulla: “Sicuramente ci sono modi di ridurre la sofferenza di questa bambina a livelli veramente minimi e dare a questi genitori la speranza a cui hanno diritto. Non funzionerà, ma loro hanno diritto di combattere fino all’ultimo“. Il professor Vescovi ritiene che togliere il diritto alla vita alla bambina, il diritto ad una terapia e alla speranza, farà “nascere qualcosa di terribile che è il dubbio di non essere riusciti a proteggere la propria figlia. Poi, se dovesse purtroppo lasciarci, lo farà, ma con l’eleganza umana che è richiesta in una vicenda di questo genere. Non può essere un giudice, non possono addirittura paradossalmente essere elementi esterni“.
VESCOVI VS CRISANTI “GENITORI HANNO DIRITTO A TENTARE TUTTO IL POSSIBILE”
“Per quale motivo la bambina, che a questo punto è italiana, non deve avere il diritto di accedere a un’alternativa? Perché il sistema sanitario inglese possa risparmiare alcune sterline eliminando un paziente? Questo io lo trovo assolutamente inaccettabile. Sono i tremendi interrogativi che ci stiamo facendo tutti noi“, ha aggiunto il professor Angelo Vescovi. “Se la bambina viene all’ospedale Bambin Gesù io sono più che contento, sia ben chiaro. Io quello che ho detto è che la sanità non è fatta di casi particolari, la sanità è fatta di politica di accesso e di equità“, ha replicato il professor Andrea Crisanti. Ciò che contesta è la modalità di accesso.
Ma Vescovi ha ribadito: “Non riesco a capire per quale motivo il governo inglese si rifiuti di dare accesso a delle cure a dei bambini che hanno una possibilità e addirittura si affrettino a staccare la spina, questo è un atto di una violenza assolutamente inaudita che depriva dal punto di vista bioetico i genitori e il bambino dei suoi diritti. Il vero problema è condannare questi genitori al dubbio di non avere fatto tutto ciò che era possibile. È una condanna vita, condannarli a questo è gravissimo. Uno Stato non può sostituirsi al diritto dei genitori a tentare tutto il possibile“.