‘LA VERITÀ’ MOSTRA LE CARTE SUL NUOVO CASO SOUMAHORO: ECCO PERCHÈ RISCHIA LA DECADENZA DEL SEGGIO
Nel lungo reportage pubblicato oggi da “La Verità” sul nuovo caso Soumahoro vengono mostrate le carte che inchioderebbero le responsabilità del deputato eletto tra le file di Sinistra-Verdi, oggi invece al Gruppo Misto (a seguito delle indagini sulla famiglia dell’ex leader dei braccianti immigrati): come emerso già nelle scorse ore, il collegio regionale di garanzia elettorale della Corte d’Appello di Bologna di fatto contesta ad Aboubakar Soumahoro ben 9 violazioni della legge elettorale.
Sono proprio quelle carte trasmesse dalla Corte alla Giunta delle Elezioni alla Camera sulle quali Montecitorio dovrà decidere se avviare il processo di decadenza del seggio o archiviare il tutto: le carte mostrate da “La Verità” sottolineano come tra le contestazioni fatte a Soumahoro vi sia la nomina tardiva del mandatario elettorale e l’opacità dei suoi finanziatori. Non solo, nella lista dei movimenti bancari vi sarebbero anche «prelievi in contanti non giustificati e operazioni estranee al finanziamento della campagna». L’accusa principale riguarda il tema dei soldi sui fondi elettorali: «non risulta aperto alcun conto bancario o postale destinato alla raccolta fondi», si legge nelle carte della Corte sul caso Soumahoro.
DI COSA È ACCUSATO ABOUBAKAR SOUMAHORO
Tra prelievi non chiarificati, lista di movimenti non sempre completata e importi indicati nel rendiconto, vi sarebbe molto che non torna nelle regole previste alla presentazione della candidatura e alla successiva elezione (Soumahoro è stato eletto nel collegio di Bologna alle Elezioni Politiche 2022). «Gli importi indicati nel rendiconto, pari a 20.991, 33 euro non trovano riscontro nei movimenti», si legge ancora nelle carte presentate da “La Verità”, aggiungendo come gli accrediti siano pari a 16.298,21 euro e le uscite. Il problema è che dal giornale contabile emergerebbe una movimentazione «per un complessivo importo di 55.092,72 euro».
La replica di Soumahoro è giunta lo scorso 27 luglio 2023, replicando alle accuse in una memoria alla Corte di Bologna: per quanto riguarda il mandatario, il deputato ex Si-Verdi ammette il lieve ritardo ma la firma «copre l’intero periodo elettorale». Il deputato ha poi usato una Postepay invece del conto corrente «in buona fede, visto che è ritenuta equivalente al conto corrente». Soumahoro parla poi di «irregolarità formali» mentre, dice, i movimenti li ha «regolarmente contabilizzati»; non solo, i finanziamenti dai partiti li ha acquisiti con un metodo «alternativo ma non illecito». Il problema per Soumahoro è che i giudici contestano anche queste spiegazioni, sottolineando nell’ordinanza dello scorso 29 settembre come «gli argomenti del candidato non inficiano nel merito la fondatezza di tutte le contestazioni. […] Aboubakar non solo ha violato la norma che impone l’apertura del conto quale unico strumento specificamente individuato dal legislatore idoneo a garantire la trasparenza delle fonti di finanziamento». Non solo, Soumahoro secondo i giudici di Bologna avrebbe raccolto fondi «utilizzando una pluralità di strumenti (peraltro neppure correttamente e compiutamente segnalati dal candidato, ma risultati in esito alle contestazioni». Al di là della multa comminata di 40mila euro al deputato, è stato deciso di trasmettere gli atti alla Camera visto che, scrivono, «la scarsa trasparenza della documentazione prodotta non consente di definire con certezza l’entità delle spese sostenute dal candidato e di accertare l’eventuale superamento dei limiti massimi di spesa». In questo caso si avrebbe automatica la decadenza del parlamentare.
SOUMAHORO, LA “PISTA USA” E LA CAUTELA DEL GOVERNO
Il report di 5 pagine trasmesso dalla Corte di Appello di Bologna alla Camera sulla vicenda Soumahoro verrà sottoposta in queste ore alla Giunta per le Elezioni: tra le varie accuse di presunte irregolarità, spunta anche la “pista” americana con i fondi arrivati da una società californiana, la Stirpe tecnology Europe. Secondo la difesa di Soumahoro quei fondi sarebbero il risultato di una raccolta online gestita dalla stessa piattaforma Usa, mentre per i giudici «si tratterebbe invece del contributo di una società a un candidato. E per tale ragione avrebbe richiesto una procedura speciale in base alle norme sulla trasparenza».
Ritardi, irregolarità e poca trasparenza: di questo viene accusato Aboubakar Soumahoro ma non per questo il Governo e il Parlamento intendono “correre” sullo studio del caso. In quanto sarebbe la prima volta che un deputato venga deposto per irregolarità sui fondi elettorali, ad oggi non sarà presa una decisione definitiva: come spiegano le fonti di Open Online, i membri della Giunta per le elezioni alla Camera «non delibereranno per la decadenza di Soumahoro dal ruolo di parlamentare». La politica prima di dar seguito ad una richiesta “invasiva” dei giudici sul ruolo politico legislativo di un parlamentare vuole capire se realmente vi siano gli estremi per la decadenza: «Gli accertamenti, dicono fonti del centrodestra, potrebbero prevedere anche il ricorso alla Procura, visto che il Collegio di garanzia non riesce a determinare con esattezza le transazioni effettuate da Soumahoro per la campagna elettorale. I tempi saranno inevitabilmente lunghi ed è verosimile che il deputato del gruppo Misto siederà sul suo scranno anche nel 2024», spiega ancora OpenOnline. Sarà dunque il prossimo anno che, se dimostrata l’irregolarità profusa dalla candidatura di Soumahoro, si potrà eventualmente procedere ad una eventuale decadenza.