LE RISPOSTE DEL VATICANO SUI SACRAMENTI ALLE PERSONE TRANSESSUALI
I trans possono ricevere il Battesimo così come possono essere testimoni di nozze, salvo che non arrechino “scandalo” con il proprio comportamento: un documento del Dicastero per la Dottrina della Fede, approvato da Papa Francesco, aggiorna la situazione per le persone transessuali rispetto ai Sacramenti, in particolare l’accesso al Battesimo. Dopo che più volte il Santo Padre nel corso del suo Magistero ha sottolineato la piena apertura della Chiesa a tutti, anche per i trans, ecco il documento ufficiale giunto in risposta alle domande di monsignor José Negri, vescovo di Santo Amaro in Brasile.
Lo scorso luglio il prelato brasiliano ha scritto al Dicastero ex Propaganda Fide – guidato ora dal prefetto cardinale Victor Manuel Fernandéz – in merito alla partecipazione ai Sacramenti del Battesimo e del matrimonio da parte di “persone transessuali e di persone omoaffettive” (ovvero coppie omosessuali). Le risposte «ripropongono, in buona sostanza, i contenuti fondamentali di quanto, già in passato, è stato affermato in materia da questo Dicastero». Ecco qui il testo integrale del Documento approvato da Papa Francesco nell’udienza con il prefetto card. Fernandez il 31 ottobre 2023.
I TRANS POSSONO ESSERE BATTEZZATI: LE CONDIZIONI PER LA CHIESA
«Un transessuale – che si fosse anche sottoposto a trattamento ormonale e ad intervento chirurgico di riattribuzione di sesso – può ricevere il battesimo, alle medesime condizioni degli altri fedeli, se non vi sono situazioni in cui c’è il rischio di generare pubblico scandalo o disorientamento nei fedeli»: in merito al Santo Battesimo per i trans, il Vaticano risponde dunque in maniera positiva, a condizione che «non si crei scandalo», sia che si tratti di un adulto, sia che si tratti di bambini o adolescenti, «se ben preparati e disposti». Il Dicastero per la Fede davanti ai dubbi sulla «sulla situazione morale oggettiva in cui si trova una persona», oppure sulle «sue disposizioni soggettive verso la grazia», propone alcune considerazioni approvate poi da Papa Francesco.
«Quando il sacramento del Battesimo viene ricevuto senza il pentimento per i peccati gravi, il soggetto non riceve la grazia santificante, sebbene riceva il carattere sacramentale che è indelebile», si legge nel Documento, rimanendo «per sempre nel cristiano come disposizione positiva alla grazia». Citando San Tommaso e Sant’Agostino, i grandi Padri della Chiesa e filosofi, il Dicastero ricorda come Cristo «continua a cercare il peccatore e quando sopraggiunge il pentimento, il carattere sacramentale ricevuto dispone immediatamente a ricevere la grazia». In questo senso si dà pieno seguito alle parole di Papa Francesco che più volte ha sottolineato come la Chiesa non sia una «dogana» e che per il Battesimo, «non si deve chiudere la porta a nessuno».
DOCUMENTO VATICANO: “OK BATTESIMO PER I FIGLI DELLE COPPIE GAY, ANCHE IN UTERO IN AFFITTO”
Il Documento del Vaticano nella seconda parte affronta il carattere più problematico della vicenda, a cominciare dal ruolo di padrino o madrina nel Battesimo sempre per le persone trans: «A determinate condizioni, si può ammettere», ma allo stesso tempo si ricorda che tale compito non costituisce un diritto, «la prudenza pastorale esige che esso non venga consentito qualora si verificasse pericolo di scandalo, di indebite legittimazioni o di un disorientamento in ambito educativo della comunità ecclesiale». Molto più tranquilla invece la situazione in cui persone trans dovessero essere scelte come testimoni di nozze, «nulla vieta nella vigente legislazione canonica universale».
Da ultimo, il Documento del Dicastero affronta la situazione delle persone omosessuali (“omoaffettive”, si legge): viene permesso che i figli di coppie gay possano essere battezzati, anche se generati tramite utero in affitto, perché «il bambino venga battezzato ci deve essere la fondata speranza che sarà educato nella religione cattolica». E nel caso di persone omosessuali che possano essere madrine o padrini di Battesimo? «Si richiede che conduca una vita conforme alla fede e all’incarico che assume», è la risposta, mentre diverso è il caso in cui «la convivenza di due persone omoaffettive consiste, non in una semplice coabitazione, bensì in una stabile e dichiarata relazione more uxorio, ben conosciuta dalla comunità». Oltre a suggerire che vi sia «un’altra persona della cerchia familiare a farsi garante della corretta trasmissione al battezzando della fede cattolica», il Vaticano sottolinea che per salvaguardare il sacramento del Battesimo «serve debita prudenza […] bisogna «considerare il valore reale che la comunità ecclesiale conferisce ai compiti di padrino e madrina, il ruolo che questi hanno nella comunità e la considerazione da loro mostrata nei confronti dell’insegnamento della Chiesa». Nulla osta infine che «una persona omoaffettiva e che convive possa fare il testimone di nozze».