Se state viaggiando in treno e questo è in ritardo, è probabile che ve la prendiate con Trenitalia; se si spegne la luce e o il riscaldamento in una fredda serata d’inverno, è probabile che ve la prendiate con l’Enel o il vostro fornitore di energia; quando aprite il rubinetto dell’acqua per far da mangiare o lavarvi, se l’acqua non arriva o arriva in qualità inadeguata, ve la prendete con il gestore dei servizi idrici (MM, se abitate a Milano); se siete intenti a parlare sul vostro telefonino con un amico e va via la comunicazione, imprecate contro Tim, Vodafone o il vostro operatore telefonico.
Infatti, per soddisfare i bisogni della nostra vita quotidiana, ciò che vogliamo sono servizi efficienti: di mobilità, di approvvigionamento energetico, idrico o digitale. Non ci viene in mente che a causare queste disfunzioni possano invece essere le infrastrutture che sono state costruite e approntate per rendere quei servizi (binari, centrali elettriche, dighe o acquedotti, ripetitori di telecomunicazioni). Tantomeno ci viene in mente che per costruire quelle infrastrutture si è dovuto programmarle, progettarle, costruirle, gestirle e farne un’adeguata manutenzione.
Dell’importanza di disporre di servizi efficienti e della conseguente necessità di avere in Italia infrastrutture ben governate in modo sostenibile si parla nel Rapporto 2022/2023 della Fondazione per la Sussidiarietà, che ha per titolo “Sussidiarietà e… governo delle infrastrutture”.
La novità e originalità del Rapporto consiste nel proporre la sussidiarietà come metodo di buon/miglior governo delle infrastrutture. Sussidiarietà che non è concepita come delega alla società civile o ad amministrazioni più decentrate di quello che lo Stato centrale non è in grado di fare, ma è realizzata attraverso la collaborazione e la responsabilità diffusa di tutti gli attori interessati (cittadini compresi).
Il principio di sussidiarietà così applicato consente dunque, “ad subsidium”, di non lasciare le decisioni a chi ha più forza o più potere, ma, al contrario, di collaborare e aiutare chi è più fragile o marginale a trovare le soluzioni di governabilità delle infrastrutture, spesso difficili, perché appesantite da interessi legittimi, ma contrapposti o addirittura conflittuali, utilizzando strumenti come il Dibattito Pubblico, normati e regolati in modo da non scadere in assemblearismi scomposti, ma che migliorano taluni progetti infrastrutturali. È il caso del tanto discusso traforo internazionale del Frejus.
I nodi da sciogliere, per governare bene le infrastrutture, sono tanti: giuridici, operativi e comportamentali. Da quelli della compatibilità tra situazioni locali e strategie nazionali a quello del superamento della frammentazione amministrativa e a quello della regolazione; da quello della formazione e delle competenze di chi deve presidiare le varie fasi dell’infrastrutturazione a quello di una sostenibilità non solo concepita come problema ambientale, ma anche economica, sociale e relazionale. In poche parole, quello che emerge dal Rapporto è che la prospettiva della sussidiarietà permette più agevolmente di risolvere tutti quei problemi di difficile soluzione dovuti alle troppe variabili in gioco e agli interessi contrastanti.
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