Ieri Fitch ha confermato, come da previsioni, il rating sull’Italia a BBB con outlook stabile. Secondo l’agenzia di rating un’economia ad alto valore aggiunto, l’appartenenza all’Unione europea e istituzioni forti vengono controbilanciate da deboli fondamentali macroeconomici e fiscali, da una politica fiscale generosa, da un potenziale di crescita economica contenuta e, più recentemente, da un contesto di tassi più alti.
Più interessanti gli elementi che concorrono all’outlook “stabile”. Il debito pubblico su Pil si dovrebbe stabilizzare ai livelli di fine 2022, l’esecuzione dei progetti finanziati dall’Unione europea è attesa in accelerazione e dovrebbe dare un moderato contributo alla crescita e, infine, l’attuale ampia stabilità della coalizione (di governo) limita i rischi politici. Di contro, l’ammorbidimento significativo degli obiettivi fiscali ha indebolito il percorso di correzione del deficit.
Sul solco dell’analisi di qualche settimana fa di S&P anche Fitch individua nei fondi europei un elemento decisivo che dovrebbe compensare la fine degli investimenti privati alimentati dal settore costruzioni e l’indebolimento dei consumi. L’agenzia probabilmente si riferisce, parlando di settore privato delle costruzioni, alla fine del superbonus 110% che finora ha trainato la crescita italiana.
Riguardo al deficit/Pil, Fitch stima un dato del 5,2% nel 2023 e poi una riduzione nel 2024 al 4,5% e nel 2025 al 3,9%. Per l’agenzia c’è un “rischio considerevole che l’Italia possa subire una procedura per deficit eccessivo” dopo il ritorno delle regole fiscali europee dato che il deficit non tornerà al 3% prima del 2026. Per Fitch, in ogni caso, l’applicazione e la tempistica delle regole fiscali europee sono soggetti a un alto grado di incertezza.
L’agenzia include un’analisi sulla posizione politica relativamente stabile dell’Italia: il supporto pubblico per il Governo Meloni regge e la sua maggioranza parlamentare è più stabile dei precedenti Esecutivi. Questa circostanza fornisce una “piattaforma per una programmazione economica e fiscale di medio termine”. Allo stesso modo il Governo “subisce una notevole pressione politica” perché venga fatto di più di quanto annunciato nelle promesse elettorali; questo getta un’ombra sulle prospettive di un maggiore consolidamento fiscale come evidenziato dalle attuali resistenze dall’attuale coalizione sulla riforma delle pensioni.
Promosso, infine, il sistema bancario italiano che si è rafforzato negli ultimi anni. Nonostante Fitch si attenda un aumento delle insolvenze, “tassi di interesse più alti supporteranno la performance delle banche nonostante la debole domanda di credito”.
Esclusi gli elementi geopolitici e macroeconomici, i due rischi evidenziati sono l’instabilità politica e una procedura di infrazione europea. La prima, al momento, non è all’ordine del giorno e per questo qualsiasi sorpresa “negativa” rischierebbe di prendere in contropiede i “mercati”. Lo “spread” al momento non segnala particolari tensioni. Anche in questo caso qualsiasi cattiva notizia, in caso di procedura di infrazione, darebbe luogo a reazioni amplificate.
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