La matematica, si sa, non è un’opinione. Il modo con cui si leggono i dati, però, può portare i numeri ad acquisire significati anche molto diversi. È il caso del primo bilancio del Trimestre anti-inflazione, che il 31 ottobre ha concluso il primo dei suoi tre mesi di attività.
Da un lato, infatti, l’iniziativa viene interpretata in modo positivo da Federdistribuzione che sottolinea come, dopo un settembre ancora difficile in cui le vendite al dettaglio, alimentari e non, hanno fatto registrare un incremento tendenziale a valore dell’1,3% e un calo a volume del 4,4%, ottobre consegna i primi segnali incoraggianti. “L’analisi dei dati di NIQ – si legge in una nota della Federazione – indica che i volumi nel comparto grocery, per l’insieme dei canali della Distribuzione Moderna in Italia, sono cresciuti del +1,7%, contro un -0,1% di settembre, mentre l’inflazione relativa a questo paniere scende al +5%, dal +7% di settembre”.
I retailer insomma plaudono a questi primi riscontri. Che, dati alla mano, ricordano essere stati aiutati dall’ottima performance della Marca del Distributore (MDD), capace di far segnare numeri decisamente migliori rispetto alla media del settore: il trend a volume registrato da questo settore a ottobre indica infatti un +5,4%, contro il +2,5% di settembre, mentre qui l’inflazione segna un -3,1%, scendendo al 3,4% dal 6,5% di settembre. Risultati importanti, dunque, che, dice Federdistribuzione, hanno permesso alla MDD di rafforzare la propria quota di mercato complessiva, arrivata a ottobre al risultato storico del 32,9%, con una crescita di 0,5% rispetto a settembre. E che – è la tesi della associazione – acquistano ancor più significato se si confrontano con quelli dell’Industria di Marca (IDM) che, pur migliorando le proprie performance, registra un trend a volumi negativo (-0,5% a ottobre, contro -1,6% di settembre), mentre a valore viaggia su ritmi piuttosto ancora sostenuti, seppur in flessione (+6,2% rispetto al +7,6% del mese precedente), con il risultato di una perdita di market share dello 0,5%.
E proprio sulla scorta di questi andamenti, la distribuzione punzecchia la controparte industriale. “I dati – commenta Carlo Alberto Buttarelli, Presidente di Federdistribuzione – evidenziano chiaramente che le numerose attività messe in campo dalle aziende a sostegno del Trimestre anti-inflazione attraverso l’offerta dei prodotti a marca del distributore stanno avendo un riscontro positivo da parte delle famiglie italiane, che ne apprezzano sempre più la qualità e la convenienza. È altresì evidente che il ruolo marginale che l’Industria di Marca ha avuto sull’iniziativa del trimestre, con interventi limitati a qualche proposta promozionale, ne determina un’ulteriore perdita di quota di mercato”. E da qui, l’ulteriore pungolatura, che va oltre la contingenza dell’operazione autunnale per gettare lo sguardo a un equilibrio di più lungo periodo. “Per raggiungere un obiettivo di riduzione strutturale dell’inflazione e un sostegno al rilancio dei consumi – afferma Buttarelli – è necessario il contributo anche da parte delle imprese dell’industria dei beni di largo consumo, che deve necessariamente passare attraverso un intervento per ridurre i prezzi di listino”. Un monito preciso, che arriva proprio nelle settimane in cui le due parti storicamente contrattano i prezzi per la stagione successiva.
Va detto, però, che i dati relativi al primo mese del Trimestre anti-inflazione sono interpretati in maniera opposta dalle associazioni dei consumatori. L’Unione nazionale consumatori definisce l’iniziativa un flop. “Che il provvedimento spot del Trimestre anti-inflazione, una scatola vuota in cui ognuno poteva fare quello che più gli faceva comodo, fosse destinato al fallimento, era elementare prevederlo – tuona il Presidente Massimiliano Dona -. Ora la conferma ufficiale arriva dall’Istat: in ottobre i prezzi dei prodotti alimentari, ossia quelli interessati al Patto salva spesa, invece di scendere di prezzo salgono addirittura, +0,1% rispetto a settembre. Tradotto in euro significa un aggravio ovviamente contenuto, pari in media ad appena 48 centesimi su base mensile. Ma il punto grave è che i prodotti alimentari stavano diminuendo di prezzo, e l’inflazione era passata dal +0,2% di agosto al -0,1% di settembre, mentre ora, dopo l’entrata in vigore del Protocollo, risalgono dello +0,1%. Insomma, avevamo previsto che l’effetto del Patto salvo spesa sarebbe stato nullo, invece ci sbagliavamo: è addirittura negativo”.
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