Luigi Sbarra, segretario generale della Cisl, è tornato a parlare della manovra sulle pagine del Messaggero, ponendo anche l’attenzione sulla scelta della sua sigla di non scioperare, come faranno Cgil e Uil, optando per una protesta in piazza, che si terrà sabato 25 novembre in Piazza Santi Apostoli a Roma. Sulla manovra, oltre a quanto evidenziato già in altre interviste, il segretario esprime preoccupazione per “la portata limitata delle risorse“, pur ritenendola complessivamente positiva.
Il pacchetto della manovra, secondo Sbarra, “risponde a nostre puntuali sollecitazioni” e contiene una serie di misure “che senza i tavoli di confronto e senza le mobilitazioni non ci sarebbero stati”. Ovviamente, tuttavia, il segretario della Cisl riconosce anche che vi sono “diverse ombre“, ponendo l’accento in particolare sulle pensioni, sui tagli ai rendimenti dei sanitari, ma anche sulla stretta su Ape sociale e Opzione donna, ritenendo in generale che “va migliorata”. Per migliorarla, però, secondo Sbarra l’opzione migliore non è la mobilitazione generale proclamata dai colleghi (ora, forse, più avversari che altro) di Cgil e Uil, ma una protesa esterna, che non porti “nelle aziende tensioni che nulla hanno a che vedere con il mondo delle imprese“.
Sbarra: “Polemiche di Cgil e Uil sono sterili e inutili”
In generale, infatti, secondo Luigi Sbarra le mobilitazioni volute da Cgil e Uil “sembrano delle polemiche sterili, che francamente non servono a nessuno”, specialmente quando sarebbe più importante discutere su “come far ripartire il paese, dando centralità e protagonismo al lavoro”. Per questa ragione Cisl ha deciso per la protesta in piazza, anche al fine di “limitare i disagi ai cittadini e non caricare di ulteriori sacrifici i lavoratori con l’astensione di una giornata lavorativa”.
Gli interlocutori per migliorare la manovra, secondo Sbarra, “sono governo e Parlamento: a loro intendiamo rivolgerci” anche rilanciando “il tema di un moderno patto sociale che dia risposte concrete alla politica di sviluppo di questo paese”. In chiusura, è anche tornato sul tema del salario minimo dopo un recente tavolo che ha avuto con il Pd, promotore della proposta, ma che non sarebbe riuscito a fargli cambiare idea. “Il riferimento”, sottolinea infatti Sbarra, “fondamentale resta il contratto. Un salario fissato per legge farebbe esplodere il lavoro nero, darebbe la stura a tante azienda ad uscire dalla cornice dei contratti collettivi attestandosi sui minimi per legge, renderebbe più difficili i rinnovi per la fascia media”, insomma “schiaccerebbe la dinamica retributiva verso il basso”.