È morto il ragazzo di 13 anni di Novi Ligure, in provincia di Alessandria, che venerdì scorso era stato trovato dal padre con una sciarpa intorno al collo. Il giovane era apparso subito in gravissime condizioni ed è morto dopo 4 giorni trascorsi all’ospedale Regina Margherita di Torino, dove era stato trasferito in arresto cardiocircolatorio dopo i soccorsi del 118. Il 13enne, nell’ospedale infantile, è rimasto per giorni nel reparto di rianimazione fino al pomeriggio di oggi, quando è stata dichiarata la morte per danni da ipossia, ovvero carenza di ossigeno a livello cerebrale.
Il ragazzo, studente e calciatore nelle giovanili di una squadra di calcio, è dunque morto suicida: sono ora in corso indagini dei carabinieri per capire cosa vi sia dietro al gesto estremo del giovane. Secondo Rai News, si escludono responsabilità di terzi. Rimane però in piedi l’ipotesi che l’adolescente si sia tolto la vita partecipando a una sfida social: al momento resta appunto solamente una pista che non viene né confermata né negata. Serviranno ulteriori approfondimenti delle forze dell’ordine per capire se sia questo che ha portato al suicidio.
13enne suicida a Novi Ligure: disperazione nella comunità
Come sottolinea Rai News, vicino al corpo del ragazzo di 13 anni di Novi Ligure non sono stati trovati computer fissi, né portatili che possano far pensare ad una challenge. Non si esclude però la possibilità che il ragazzo non partecipasse direttamente alla sfida: potrebbe averla vista e deciso di seguirla, seppur non coinvolto in prima persona. “Si tratta di una storia talmente pesante e grave che ogni parola al momento è inutile. Prima infatti è necessario capire se ci sia qualche motivo particolare per togliersi la vita a 13 anni”, ha dichiarato il sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere, a proposito della morte del giovane.
Anche la squadra di calcio locale in cui il ragazzo giocava è senza parole. Sulla pagina social della Cavese si legge: “È impossibile per tutti noi accettare… Ti siamo vicini in questo viaggio. Sarai per sempre nei nostri cuori”. Disperazione e incredulità nella comunità, che oggi si chiede il perché di quel gesto estremo che apparentemente non ha giustificazioni. Il ragazzo, infatti, non sarebbe stato vittima di bullismo: i genitori chiedono però giustizia e vogliono che si indaghi a fondo per capire cosa abbia spinto loro figlio al suicidio.