Non è dato sapere se e quanti posti di lavoro andranno surrogati dall’intelligenza artificiale: i predittori si frazionano tra posizioni apocalittiche o indifferenti. Certo è che la nuova tecnologia sta trasformando se non il prodotto, certamente il processo, in un’innovazione che ottimizza la catena produttiva, influenzando le tempistiche e i costi, e quindi alla fine agevolando anche i fruitori finali.
Nell’industria del turismo (informa la webzine Fmag fortress) sono già disponibili applicazioni AI destinate a rendere più performante lavorare nel comparto, utili nella trasformazione digitale che tutti gli stakeholder indicano necessaria per garantire la competitività e l’aggiornamento del settore.
>Una ricerca firmata da InsightAce Analytic (società di ricerche di mercato e consulenza per soluzioni di market intelligence) prevede un consistente aumento del mercato globale dell’AI nel turismo e nell’ospitalità, con un tasso di crescita annuale dell’11,26% fino al 2030. In Italia, l’AI sta già influenzando le dinamiche aziendali. “Nonostante il difficile contesto internazionale – sostiene l’Osservatorio Artificial Intelligence del Politecnico di Milano -, per il comparto dell’AI il 2022 è stato un anno record, caratterizzato dai continui progressi nelle capacità delle macchine e dagli exploit di Dall-E2 e ChatGPT che in poche settimane hanno coinvolto decine di milioni di utenti e mostrato al grande pubblico le potenzialità di questa tecnologia.
In Italia, il mercato dell’AI nel 2022 ha raggiunto 500 milioni di euro, con una crescita del 32% in un solo anno, di cui il 73% commissionato da imprese italiane (365 milioni di euro) e il 27% rappresentato da export di progetti (135 milioni di euro). Oggi il 61% delle grandi imprese italiane ha già avviato almeno un progetto di AI, 10 punti percentuali in più rispetto a cinque anni fa. E tra queste, il 42% ne ha più di uno operativo. Tra le PMI, invece, il 15% ha almeno un progetto di AI avviato (nel 2021 era il 6%), quasi sempre uno solo, ma una su tre ha in programma di avviarne di nuovi nei prossimi due anni”.
Tuttavia, la resistenza all’adozione di queste tecnologie rischia di creare un divario competitivo tra coloro che abbracciano l’innovazione e coloro che rimangono legati a metodologie più tradizionali, frequenti nelle gestioni familiari delle strutture alberghiere, che ancora rappresentano la grande maggioranza tra i 33 mila hotel italiani.
La startup trentina Smartpricing (specializzata nel revenue management per hotel che utilizza AI e machine learning) sottolinea anche la carenza di formazione: il settore turistico ha bisogno di figure preparate ad abbracciare tali tecnologie e quindi il cambiamento. Inoltre, l’efficienza del tempo è diventata una priorità nel settore turistico italiano, mettendo in luce una carenza di personale che ha superato le 30.000 figure professionali solo nella scorsa stagione turistica. L’adozione di strumenti basati sull’AI diventa quindi essenziale per delegare attività time-consuming e concentrarsi su compiti più strategici, migliorando l’efficienza complessiva del settore.
Luca Rodella, ceo e cofounder di Smartpricing, sottolinea che “l’obiettivo principale degli albergatori nell’adozione di tecnologie basate sull’AI è quello di aumentare il fatturato attraverso una tariffa sempre ottimale e risparmiare tempo prezioso”. Pricing marketing ma anche possibilità di un maggiore spazio per il tempo libero. L’efficienza derivante dall’utilizzo di queste tecnologie può portare a un risparmio fino a 500 ore di lavoro all’anno, con un aumento medio del 30% nei benefici economici per le strutture. “In un contesto in rapida evoluzione – affermano gli analisti di Smartpricing – l’innovazione diventa la chiave per il successo nel settore turistico italiano, e l’intelligenza artificiale emerge come il fulcro di questa rivoluzione”.
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