Tra le ultime pronunce firmate da Silvana Sciarra da presidente della Corte costituzionale c’è la sentenza sul caso Regeni che ha suscitato dissenso, anche all’interno della Consulta. «La Corte deve posizionarsi a tutela dei diritti, e noi abbiamo garantito il diritto alla verità processuale, senza sacrificare il diritto alla difesa dell’imputato», dichiara al Corriere della Sera. Con quella sentenza «è stata colmata una lacuna» secondo Sciarra, ma c’è chi invece sostiene che ridurre le garanzie dell’imputato a fronte della gravità del reato è una forzatura.
Non è così per l’ex presidente della Consulta: «Avevamo di fronte un caso atroce di tortura, e per questo abbiamo preso a parametro la Convenzione di New York, dove si afferma che senza processo non c’è salvaguardia della dignità della vittima». Quindi, sono stati valutati tutti i diritti in campo: «Non si poteva negare l’accertamento processuale sulle torture subite da Giulio Regeni e il suo omicidio lasciando prevalere il diritto di difesa delle persone accusate». Silvana Sciarra sottolinea che la sentenza chiarisce ogni passaggio del caso e ribadisce che il processo potrà ripartire «con la garanzia di ogni tutela per gli imputati».
“CONSULTA NON POLITICAMENTE ORIENTATA”
Silvana Sciarra difende poi la Corte costituzionale dal sospetto che sia politicamente orientata, in particolare nei membri nominati dal Presidente della Repubblica e dal Parlamento. «Mi pare un sospetto strumentale. La Corte non è e non è mai stata politicizzata, perché non lo consente la sua composizione mista». Inoltre, sottolinea che non si può imporre una fede politica. «Le decisioni sono di pura tecnica giuridica, e tengono giustamente conto dell’evoluzione legislativa». L’ex presidente della Consulta, dunque, non ci sta ad essere accostata al centrosinistra, perché fu votata dal Parlamento proprio in quota centrosinistra. «Sono stata eletta nel rispetto di un quorum così alto da garantire una trasversalità di consensi».
I giudici costituzionali hanno opinioni, ma non sono monolitiche. «Senza punti di vista flessibili non si può far parte di un collegio». Una riflessione che si lega anche alla mancata introduzione del dissenting opinion, la dichiarazione di contrarietà del giudice dissenziente rispetto alle decisioni prese a maggioranza: «Rendere pubblici i pareri contrari contribuirebbe alla strumentalizzazione delle pronunce, perché la speculazione sull’orientamento dei giudici finirebbe per caratterizzarle politicamente».
IL PARERE DI SCIARRA SULLA RIFORMA DEL PREMIERATO
Silvana Sciarra si è soffermata nell’intervista al Corriere della Sera anche sulla riforma costituzionale annunciata dal governo, quella relativa all’elezione diretta del premier. «Il punto più delicato è mantenere un equilibrio fra i poteri che non attenui le funzioni di garanzia attribuite al Presidente della Repubblica e alla Corte costituzionale». L’ex presidente della Consulta tira in ballo il professor Enzo Cheli, già vicepresidente della Corte costituzionale, il quale «ha posto il problema della compatibilità delle riforme costituzionali con la prima parte della Carta e il suo articolo 1, che sancisce l’esercizio della sovranità popolare “nelle forme e nei limiti della Costituzione”».
Quindi, per Sciarra «l’apparente ossimoro sulla costituzionalità delle riforme costituzionali è un principio da tenere ben presente». Riguardo il timore che possa essere violato, non si sbilancia: «Bisogna studiare e discutere a fondo la proposta. Qualunque riforma non può prescindere dal difficile ma efficace equilibrio disegnato dai costituenti, rispettoso dei principi fondamentali fissati nella prima parte». D’altro canto, ritiene che «il rischio di indebolire la funzione di garanzia del presidente della Repubblica, sottraendogli attribuzioni, potrebbe profilarsi».