Nuovo appuntamento con i sondaggi politici firmati da Termometro Politico. Andiamo a scoprire le intenzioni di voto, che vedono in vetta alla classifica ancora una volta Fratelli d’Italia: il partito del premier Giorgia Meloni si attesta al 29,2 per cento. Seconda piazza per il Partito Democratico: i dem di Elly Schlein si attestano al 19,5 per cento. Terzo posto per il Movimento 5 Stelle: i grillini di Giuseppe Conte non vanno oltre il 16,2 per cento.
I sondaggi politici di Termometro Politico danno la Lega di Matteo Salvini al 9,6 per cento. Più staccata Forza Italia: gli azzurri sono quotati al 6,6 per cento. Tra i partiti minori spazio ad Azione di Carlo Calenda al 3,7 per cento, Alleanza Verdin-Sinistra al 3 per cento e ad Italia Viva al 2,6 per cento. Chiudono la classifica +Europa al 2,3 per cento, Italexit al 2,2 per cento, Unione Popolare all’1,6 per cento e Democrazia sovrana popolare all’1,5 per cento.
Sondaggi politici, i dati di TP
I sondaggi di TP hanno poi acceso i riflettori sulla fiducia nei confronti di Giorgia Meloni: il 42,5 per cento ha espresso gradimento nei confronti del primo ministro, mentre il 56,9 per cento è del parere opposto, il restante 0,6 per cento ha preferito non rispondere al quesito. Andiamo adesso a scoprire i sondaggi sull’utilità dello strumento dello sciopero: per quasi sei italiani su dieci si tratta di uno strumento efficace. Entrando nel dettaglio: per il 30 per cento è indispensabile sia usato di più, i lavoratori sono più sfruttati e schiacciati di un tempo anche perché si sciopera di meno, mentre per il 28,4 per cento va utilizzato in modo più intelligente, evitando mille piccoli scioperi locali, e facendone di più grandi e unitari. Per il 23,7 per cento, invece, i tempi e i lavori sono cambiati, i sindacati non se ne sono accorti e dovrebbero utilizzare altre forme di pressione verso i datori di lavoro. Per il 16,4 per cento non sono utili per nulla e non lo sono mai stati: sono sempre stati uno strumento puramente politico dannoso per tutta l’economia e i lavoratori stessi. Il restante 1,5 per cento ha preferito non rispondere al quesito.