PARLA GINO CECCHETTIN: IL DOLORE, IL NON ODIO E LA VICINANZA AI TURETTA
«Non provo né rabbia né odio, penso solo a lei»: il giorno dopo la fiaccolata a Vigonovo per commemorare l’amata figlia Giulia, Gino Cecchettin racconta a “La Repubblica” e ad altri giornalisti un accenno di quei sentimenti che solo chi vive drammi del genere può “intuire” (e giudicare). Si tiene fuori dalle polemiche politiche e dalle rivendicazioni di “lotte”, ma semplicemente prova a raccontare tutto quel dolore provato in questi giorni, con un pensiero anche alla famiglia di chi le ha portato via per sempre l’amata Giulia.
Dopo l’arresto di Filippo Turetta, il padre Cecchettin dice di provare solo “indifferenza”, «Io adesso penso a Giulia e alle tante Giulie che ci sono nel mondo. Quindi non provo rancore o odio, non provo nulla. Spero che lui si renda conto di quello che ha fatto e campi duecento anni. Per pensarci. Io non posso escludere che la amasse, ma lo faceva nel modo sbagliato. Se si renderà conto, proverà dolore». Come ha ammesso ieri il padre di Filippo, ancora non hanno avuto il coraggio giusto per la telefonata molto delicata e intima alla famiglia Cecchettin ma di questo Gino non gliene fa una colpa, anzi: «Non ho sentito i genitori di Filippo. Come ho detto ieri, anche loro stanno vivendo un dramma». Infine a “Rep” è ancora Gino Cecchettin a provare a domandarsi se si poteva evitare tutto questo, se poteva intuire che qualcosa non andava per il verso giusto con quel ragazzo: «I primi a colpevolizzarci siamo noi genitori. Ho sempre cercato di preservare la privacy di Giulia, anche perché è sempre stata una ragazza coscienziosa, responsabile, e mi sono sempre affidato al suo giudizio. Se fossi stato più invasivo le avrei salvato la vita? Qual è la verità? Forse è sbagliato anche farsi queste domande. Ma se altri papà capiscono di trovarsi davanti a casi “da manuale”, fuori dal comune, è importante rendersene conto: aiutiamo ogni singola persona».
NICOLA TURETTA: “NON MI SPIEGO COSA ABBIA FATTO FILIPPO, NON POSSO GIUSTIFICARLO, DEVE PRENDERSI LE SUE RESPONSABILITÀ
Dal papà di Giulia a quello di Filippo, il dramma è diverso ma è pur sempre tragico: sempre a “La Repubblica” viene sentito durante una breve conversazione fuori dalla casa in cui molte volte quei due giovanissimi ex fidanzati si erano visti nei momenti felici della loro storia. «Io speravo con tutto il cuore che fossero tutti e due vivi, che tornassero a casa sani e salvi», spiega Nicola Turetta riferendosi alle precedenti interviste dove era stato equivocato quel suo messaggio sul «avrei voluto finisse tutto in un altro modo». Molti hanno invece pensato che intendesse dire «meglio un figlio morto, che un figlio assassino», ma non è questo il caso.
«In questo momento siamo molto vicini alla famiglia di Giulia, e non riusciamo a capire come Filippo possa aver fatto una cosa così. Nostro figlio, a cui abbiamo cercato di dare tutto», racconta il padre del ragazzo che nei prossimi giorni sarà estradato dalla Germania per affrontare le sue colpe davanti alla giustizia italiana. Papà Nicola racconta di un ragazzo quasi perfetto, tutt’altro che il “mostro” ora dipinto: «Io non so come spiegarmelo, eppure è successo. E sono suo padre, vivo con lui, e sono un padre presente in casa. Qualcosa è entrato in lui… Non so cosa, per farlo diventare così cattivo». La famiglia Turetta ammette di non essersi accorta di un cambiamento cosi radicale del figlio Filippo, a parte il fatto che fosse sempre triste dopo la fine della storia con Giulia Cecchettin: «mia moglie gli aveva dato un suggerimento: “Perché non vai da uno psicologo? Fai due chiacchiere, gli spieghi come stai…”. All’università c’è uno psicologo a disposizione degli studenti, e sappiamo che aveva preso anche l’appuntamento. Ma non so se ci sia poi andato». Ora però tutto è cambiato e una vita non c’è più, mentre l’altro sarà segnata dalle colpe e dai rimorsi: «È molto dura per noi. E so che è molto dura per il papà di Giulia e la sua famiglia. Noi gli mandiamo le nostre condoglianze più affettuose, anche se sappiamo che purtroppo niente può riportare Giulia in vita», conclude Nicola Turetta il quale spera di vedere presto il suo ragazzo, «È pur sempre mio figlio. Non lo giustifico in niente, per quello che ha fatto. E per questo deve essere giudicato, dovrà assumersi la responsabilità. E penso al papà di Giulia, al quale ci sentiamo vicini. Anche noi siamo pieni di dolore».