Nel mistero che avvolge la morte di Liliana Resinovich c’è un giallo che riguarda la sua fede nuziale, anello dal quale non si sarebbe mai separata e che non portava al dito al momento del ritrovamento del cadavere. Sarebbe stata ritrovata in casa sua, a Trieste, dopo essere stata data inizialmente per sparita e suo marito, Sebastiano Visintin, ha dato due versioni differenti della questione. In un primo momento, l’uomo aveva detto ai giornalisti che a ritrovarla sarebbe stata la polizia durante un sopralluogo nella loro abitazione, dopo la scomparsa della donna, ma ai microfoni di Quarto Grado, poche ore fa, nel suo racconto ha confermato la seconda descrizione della storia emersa nei mesi scorsi sempre attraverso la sua ricostruzione: a ritrovare la fede sarebbe stata l’amica e vicina di casa di Liliana Resinovich che, insieme al marito, avrebbe fatto visita al vedovo a cadenza più o meno quotidiana.
Controllando in un cassetto, la donna avrebbe scovato una bustina con dentro anelli e catenina di Lilly. A rinvenire gli oggetti tanto cari alla 63enne, quindi, non sarebbe stata la polizia. Perché Sebastiano Visintin ha cambiato versione? Secondo il suo punto di vista, si tratta di un piccolo errore dovuto al clima concitato e caotico dei giorni immediatamente successivi alla sparizione di sua moglie. Una fase drammatica e della quale conserverebbe un ricordo confuso per via dell’apprensione e dello smarrimento innescati dalla scomparsa inspiegabile della 63enne.
Liliana Resinovich, il marito Sebastiano Visintin interrogato sulla fede nuziale
Poche settimane fa, in costanza della nuova fase d’indagine sul caso di Liliana Resinovich, il marito ha svelato un dettaglio che potrebbe essere potenzialmente utile: il giorno della sparizione della donna, al suo ritorno a casa avrebbe trovato la luce accesa in corridoio. Un fatto che sembrerebbe in contrasto con la precisione di Lilly nelle faccende domestiche e nella sua attenzione al risparmio. Difficilmente, secondo chi la conosceva, avrebbe dimenticato di spegnerla. A questo si somma la misteriosa “riapparizione” della fede nuziale della vittima che, secondo la tesi suicidaria sostenuta dalla Procura di Trieste, si sarebbe tolta prima di far perdere le proprie tracce, la mattina del 14 dicembre 2021, come a sigillare la sua volontà di chiudere il matrimonio e la sua intenzione di farla finita. Un presunto “punto di non ritorno” in cui si insinuano interrogativi ancora senza risposta come quello che riguarda le circostanze del ritrovamento dell’anello. A tal proposito, gli inquirenti avrebbero convocato nuovamente il vedovo, Sebastiano Visintin, per provare a far luce sul nodo fede nuziale e capire se un eventuale assassino possa averla sfilata al cadavere per poi riportarla all’interno dell’appartamento nel tentativo di indirizzare i sospetti su Visintin.
“Sono stato risentito dagli inquirenti come testimone, non indagato. Sono sereno, per me è stata una dimenticanza, non un segnale di qualcosa, non ho mai pensato che Liliana volesse chiudere il matrimonio (…)“. Il giorno dopo il funerale, Visintin disse di non sapere dove fosse la fede di sua moglie: “Può essere che l’ha presa il fratello per tenerla come ricordo…“. Pochi giorni poiù tardi, il racconto del ritrovamento: “È stata trovata dentro una scatoletta, l’ha trovata la polizia un giorno che sono venuti a trovarmi, così, a vedere un po’ di cose. C’era il nome, la data, tutto quanto“. Nel corso dell’ultima convocazione in questura, Sebastiano Visintin ha cambiato versione tirando in ballo i vicini e suoi ex amici Salvo e Gabriella: “Nei giorni successivi loro son venuti non dico ogni giorno, ma quasi. A un certo punto Gabriella mi fa ‘sai, bisognerebbe vedere se ci sono cose magari nel cassetto di Liliana…’. C’era la fede e la catenina della madre. Non riesco a dare una spiegazione del giorno, per me quei giorni erano uguali“.