Con una procedura lampo inattesa, ma lungamente discussa, nel pomeriggio di ieri il Ministero dell’Economia e della Finanza (Mef) ha ceduto il 25% di Monte dei Paschi di Siena. Si tratta del primo, importante, passo in vista della privatizzazione dell’istituto bancario, fortemente voluta da Bruxelles, compiuto in un momento in cui il Governo ha sfruttato al meglio le fluttuazioni del valore delle azioni della banca.
Con questa cessione il Mef passa dal 64% al 39% del controllo di Monte dei Paschi, mantenendo di fatto il suo presidio, ma non più in un contesto di assoluta maggioranza. La vendita iniziale doveva essere del 20% del pacchetto azionistico della banca, ma non appena sono state aperte le trattative per via dell’ampio numero di domande (5 volte superiore all’ammontare inizialmente stimato) si è deciso per quell’ulteriore incremento del 5%. Le azioni di Monte dei Paschi sono state vendute ad un prezzo di 2,92 euro l’una, con uno sconto del 4,9% rispetto al prezzo di chiusura, pari a 3,07, ed il Mef è riuscito ad intascare circa 920 milioni di euro, con una plusvalenza di circa 300 milioni rispetto agli investimenti precedentemente fatti, tutti attorno ai 2 euro per azione.
Perché il Mef ha ceduto Monte dei Paschi: la privatizzazione e l’obiettivo del terzo polo bancario
Le ragioni per cui il Mef ha deciso di cedere il 25% del Monte dei Paschi sono soprattutto due. La prima è legata al piano di privatizzazione promosso dal ministro Giorgetti che dovrebbe raggiungere la quota dei 22 miliardi, al fine di abbassare il debito pubblico, lanciando un duplice messaggio che parla sia ai gufi internazionali dello spread, che a Bruxelles sull’intenzione di completare quel piano. Il ministro, inoltre, ha sfruttato la decisione di Moody’s di aumentare l’outlook del rating per il nostro paese da “negativo” a “stabile”.
Inoltre, la privatizzazione del Monte dei Paschi concorre alla creazione del terzo polo bancario italiano promossa dalla premier Giorgia Meloni. Questo dovrebbe concorrere con le due big italiane, Intesa SanPaolo e Unicredit, pur mantenendosi a debita distanza dal punto di vista degli attivi e delle dimensioni. L’auspicio, infatti, è quello che il controllo maggioritario dell’istituto bancario sia assunto da Banco Bpm o da Bper Banca, o da entrambe, creando di fatto il terzo polo. Tuttavia, secondo quanto rileva Nicola Porro sul suo sito, sembra che allo stato attuale né Bpm né Bper siano interessate ad acquisire il Monte dei Paschi per via, da un lato di un percorso di crescita individuale e, dall’altro, dell’acquisizione in corso di Carige. Nell’effettivo, Mps potrebbe anche finire sotto il controllo di Unicredit, tardando ulteriormente la creazione del terzo polo.