Se si ha un corredo genetico sbagliato, si può “impazzire” fumando erba. Lo sostengono ormai la maggior parte dei ricercatori, i quali hanno scoperto che ci sono persone più a rischio di altre nel consumo di droga. Si tratta di soggetti in cui hashish o marijuana agiscono come un interruttore nella loro testa. Non solo ne diventano dipendenti in breve tempo, ma sviluppano anche gravi disturbi deliranti, come schizofrenia, mania o un misto di entrambi, disturbo schizoaffettivo. Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature ha svelato le possibili cause. Il lavoro è stato realizzato da ricercatori guidati dallo psichiatra e genetista statunitense Joel Gelernter della Yale School of Medicine. Hanno usato le informazioni genetiche di oltre un milione di persone per scoprire come i pazienti con una grave dipendenza da cannabis differiscano geneticamente da tutti gli altri.
I dati raccolti sono presi da sette biobanche in Usa, Europa e Africa. Così sono stati individuati 27 siti nel materiale genetico in cui questi pazienti presentano cambiamenti sottili e puntuali. I segmenti genici sospetti sono distribuiti su diversi cromosomi nei geni e non sono sconosciuti: alcuni sono legati al cancro, altri al dolore cronico, altri ancora sono considerati un ponte tra la cannabis e la follia, in quanto sono fattori di rischio per le malattie psichiatriche, o perché hanno a che fare con le cosiddette sinapsi, tramite le quali le cellule nervose comunicano tra loro. Come evidenziato da Welt, in totale, almeno cinque dei 27 geni che sono siti di rischio per la dipendenza da cannabis sono già noti come siti genetici decisivi per la schizofrenia e la mania.
CANNABIS E SCHIZOFRENIA: UN TEST DEL DNA PER INDIVIDUARE LE PERSONE A RISCHIO
Recentemente, gli epidemiologi del Centro di Salute Mentale di Copenhagen hanno calcolato quante schizofrenie possono essere ricondotte al consumo di cannabis. I risultati di questo studio, pubblicato sul sito web della Cambridge University Press, sono sorprendenti: un caso su 3 tra i giovani uomini potrebbe essere evitato evitando l’uso di spinelli e bong. Trovano conferma anche le osservazioni negli anni dei medici, secondo cui la probabilità di sviluppare malattie mentali è particolarmente alta se la dipendenza da cannabis si sviluppa precocemente, cioè durante la pubertà. Inoltre, sono gli adolescenti maschi ad essere particolarmente colpiti. Entrambi questi dati sono stati confermati dai ricercatori danesi, i quali hanno calcolato che un caso su tre di schizofrenia in questo gruppo di età avrebbe potuto essere evitato nel 2021 se non fossero entrati in contatto con la cannabis anni prima. Tra i ragazzi di 16-20 anni, un caso su cinque sarebbe stato evitabile. Complessivamente, in tutti i gruppi di età, il 15% di tutti i nuovi casi di schizofrenia negli uomini in quell’anno erano probabilmente causati dalla cannabis, rispetto al 4% nelle donne.
Ad allarmare è il fatto che l’analisi era iniziata con i dati del 1972, ma per quanto riguarda il passato solo un caso su cinque poteva essere attribuito alla cannabis. Per i ricercatori ciò si spiega con il fatto che prima erano in circolazione solo i vecchi prodotti vegetali, senza nuove varietà con concentrazioni più elevate o miscele ad azione molto più forte deliberatamente contaminate dagli spacciatori con THC sintetico. Lo psichiatra e genetista statunitense Joel Gelernter evidenzia l’aumento dei consumi da quando la cannabis può essere venduta legalmente come la birra e i liquori in Usa. Infatti, una persona su 5 ora consuma cannabis. “In futuro vedremo conseguenze mediche e psicologiche prima non considerate“, avverte, come riportato da Welt. Lo studio di Yale può aiutare: il modello scoperto dai ricercatori Usa potrebbe essere usato, infatti, per un test del Dna. Non subito, ma tra qualche anno.