PAPÀ DI FILIPPO: “VOLEVAMO BENE A GIULIA, SIAMO DEVASTATI MA NON SIAMO UNA FAMIGLIA PATRIARCALE”
«Non siamo una famiglia patriarcale»: lo dice chiaro e tondo Nicola Turetta, papà di Filippo, mentre attende l’estradizione approvata dai giudici tedeschi la mattina del 22 novembre. L’omicidio di Giulia Cecchettin, l’ex fidanzata del figlio, ha devastato l’intera famiglia Turetta con le polemiche politiche e culturali – in particolare modo l’accusa di Filippo “figlio del patriarcato tossico” – che hanno aggiunto sale alle ferite già dolorose per quanto di ignobile commesso da quel figlio ai danni di una ragazza innocente.
Intervistato dal “Corriere della Sera” mentre stava tornando a casa con la moglie dopo essere stati in Chiesa, il papà di Filippo fa ben intuire il grado di dolore e dispiacere che prova per la famiglia di Giulia e continua a ripeterlo: «Proviamo un immenso dolore per la povera Giulia. Siamo vicini alla sua famiglia, siamo devastati per quello che è accaduto», ribadiscono Nicola e la moglie Elisabetta, Resta poi il dolore “in più” che provano nel vedersi additati come colpevoli di aver generato un figlio violento così: «Ci fa male vederci additare come genitori inadeguati, come una famiglia simbolo del patriarcato. Non lo siamo mai stati, non è quello che abbiamo insegnato a nostro figlio. Anzi, parlavamo spesso in casa di questi temi, soprattutto quando i ragazzi partecipavano agli eventi organizzati dalla scuola. Ora, non sappiamo davvero darci una spiegazione».
NICOLA TURETTA DIFENDE LA MOGLIE: “HA FATTO COME TUTTE LE MAMME”. DALL’ORSACCHIOTTO AL RAPIMENTO, COSA HA DETTO IL PAPÀ DI FILIPPO
Nicola Turetta non ci sta poi a vedere accusata anche la moglie Elisabetta di aver “permesso” un trattamento da figlio viziato per l’infanzia e adolescenza di Filippo: «problema è stato il rapporto con la madre? E’ stato un altro colpo al cuore», confessa al “Corriere” il padre ancora disperato per quanto successo alla povera Giulia, «Cosa doveva fare mia moglie? Non stirargli la tuta quando doveva andare a pallavolo? Non preparagli la cotoletta quando tornava? Ha fatto quello che fanno tutte la mamme, io credo. No? Questi giudizi sono inutili in questo momento».
Il padre di Turetta racconta poi di alcune “avvisaglie” che lette ora, con il senno del poi, potevano far preoccupare sul comportamento di Filippo: «soffriva. Ma continuavano a vedersi. I ragazzi a quell’età si lasciano, si mettono assieme. Lui, negli ultimi tempi, sembrava tranquillo». In questi giorni, racconta ancora Nicola, «mi hanno detto che dovevo preoccuparmi se quando andava a letto abbracciava l’orsacchiotto pensando a Giulia. Io davvero non ho dato peso a questa cosa. Avrei dovuto?». Davanti però all’omicidio così efferato compiuto dal figlio, una vera spiegazione la sua famiglia ancora non se l’è data: «Secondo noi, ripeto, gli è scoppiata qualche vena in testa – rileva -. Non c’è davvero una spiegazione. Parlano di possesso, maschilismo, incapacità di accettare che lei fosse più brava di lui. Non è assolutamente niente di tutto questo. Io sono convinto che qualcosa nel suo cervello non abbia più funzionato». Nicola Turetta si rammarica che Filippo non abbia parlato di più con i due amici stretti che aveva («Sarebbe stata una fortuna se si fosse confidato con qualcuno. Tutto questo, forse, non sarebbe successo») e poi racconta che ancora non è riuscito a sentirlo direttamente dopo l’arresto: «Ci hanno detto che è molto provato. Se non lo riporteranno in Italia nei prossimi giorni, ci organizzeremo per andare noi in Germania».
L’ipotesi ulteriore che si è fatto Nicola Turetta sul perché di tutta questa vicenda disperante è che forse Filippo «voleva sequestrarla per non farle dare la tesi e poi la situazione è degenerata. Non so darmi una risposta». A domani infine diretta sul perché avesse detto in una recente intervista ai giornalisti che avrebbe preferito una fine diversa al figlio, Nicola ammette «Sono cose che si pensano. Ma resta nostro figlio. Cosa dobbiamo fare? Pagherà per quello che ha fatto. Noi siamo pur sempre i suoi genitori».