Uno Schengen militare per contrastare la minaccia russa. Non è la prima volta che la NATO spinge in questo senso. E ora che si teme un possibile conflitto con Mosca si fa sempre più pressante l’invito nei confronti degli stati membri. Lo apprendiamo da Euractiv. La NATO ha infatti avvertito che troppa burocrazia sembrerebbe ostacolare i movimenti delle truppe in tutta Europa. Un problema, questo, che potrebbe causare gravi ritardi se dovesse scoppiare un conflitto con la Russia.
Proprio sulla base di queste considerazioni era stato creato il Joint Support and Enabling Command (JSEC) della NATO nella città di Ulm, nella Germania meridionale, in cui ha iniziato a operare nel 2021. Il suo compito è quello di coordinare il rapido movimento di truppe e carri armati attraverso il continente, nonché i preparativi logistici come lo stoccaggio di munizioni sul fianco orientale dell’alleanza. A seguito dell’invasione dell’Ucraina da parte di Mosca nel 2014, la creazione della JSEC rifletteva la valutazione secondo cui la NATO, dopo decenni di distensione a seguito della Guerra Fredda, doveva essere ancora una volta pronta per una guerra in Europa che potesse scoppiare in qualsiasi momento.
NATO: “SERVE RAPIDITÀ NELLO SPOSTAMENTO DELLE TRUPPE”
Dopo la Guerra Fredda è diventato più complicato compiere operazioni come dispiegare forze militari, disporre di munizioni, carburante, pezzi di ricambio e provviste. E mentre in passato le truppe della NATO e del Patto di Varsavia si fronteggiavano principalmente in Germania, da allora l’alleanza si è espansa di circa 1.000 chilometri verso est, moltiplicando la lunghezza del fianco orientale della NATO a circa 4.000 chilometri in totale. Questa espansione dello spazio di operatività non ha fatto altro che creare ulteriori problematiche.
Lo spettro di un eventuale conflitto con la Russia ha reso necessario fronteggiare queste complicazioni, che potrebbero essere risolte con uno Schengen militare, per facilitare la libera circolazione sul territorio europeo di truppe e di ogni altra operazione militare, senza dover incontrare l’ulteriore ostacolo delle normative nazionali che rallentano le attività, come il preavviso richiesto prima che le munizioni possano essere spedite alla lunghezza consentita dei convogli militari e la profilassi delle malattie. In merito a tutto ciò è intervenuto il capo del comando logistico della NATO JSEC, il tenente generale Alexander Sollfrank: “Nel periodo di massimo splendore della guerra in Ucraina, la Russia ha sparato 50.000 proiettili di artiglieria al giorno. Questi proiettili devono raggiungere gli obici. Quindi è necessario allestire magazzini per munizioni, carburante, pezzi di ricambio e provviste“. E da ultimo ha anche aggiunto: “Abbiamo un surplus di regolamenti. L’unica cosa che ci manca è il tempo“.