Nuovo incarico per Maurizio Gasparri, nuovo presidente dei senatori di Forza Italia. “Alla mia età ho già fatto tutto, quindi qualsiasi cosa faccio, porto l’esperienza di averlo già fatto. Che non è poco“, il suo primo commento ai microfoni del Giornale. Un cambiamento legato indissolubilmente alla riorganizzazione del partito sancita da Antonio Tajani: “Ha ritenuto opportuno chiedermi di ricoprire questo incarico, sulla base della mia esperienza e della mia conoscenza dei vari apparati dello Stato, e parallelamente Licia è stata eletta con largo consenso vicepresidente del Senato. Non ho mai visto una resa dei conti concludersi con incarichi così prestigiosi: non uno showdown, ma un happy end”.
Il punto di Gasparri
La vera prova del fuoco di Fi saranno le elezioni europee, ha aggiunto Gasparri, con gli azzurri chiamati a dimostrare che il partito non evaporerà dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi. “Mi pare che in questi mesi lo abbiamo fatto, dimostrandoci un partito che si fa rispettare in tante questioni, dal risparmio all’energia, alla giustizia. Il banco di prova è il voto europeo, e la coesione è indispensabile, come l’assetto che stiamo mettendo in campo con le nuove nomine, i dipartimenti, i dirigenti“. Gasparri ha minimizzato la lettura del Fatto dei capigruppo filo-Meloni, rimarcando di essere in prima linea quando risulta necessario chiedere cambi di rotta al governo: “In agosto a dire che la tassa sugli extraprofitti delle banche andava rivista siamo stati io, Barelli e Tajani”. Gasparri ha poi parlato dell’indiscrezione rilanciata dalla Notizia, secondo cui la sua carica in una società di cybersicurezza a renderla incompatibile con la vicepresidenza del Senato. La sua replica è tranchant: “Non ci facciamo dettare gli organigrammi dagli odiatori e dall’astio. Questa vicenda non sussiste, non c’è nessuna incompatibilità. Le polemiche sono prive di fondamento, perché tutti noi ci muoviamo nel rispetto delle norme e della legge. A differenza di Report e di altri, che sembrano rispettare la legge solo perché gran parte delle denunce contro Report dormono negli amichevoli cassetti della procura di Roma”.