COSA STA SUCCEDENDO IN CINA CON L’EPIDEMIA DI POLMONITE TRA I BAMBINI
A livello mediatico l’unica doppia lettura che viene fatta sul dilagare della polmonite tra i bambini in Cina è sempre la stessa che abbiamo imparato a vedere durante i tre anni di pandemia Covid: o tutto tremendamente serio tale da iniziare a preoccuparsi per un possibile nuovo “patogeno” respiratorio in arrivo sempre dalla stessa parte del mondo, oppure la “sottovalutazione” nel ritenere del tutto normale il diffondersi di tante malattie polmonari specie tra i minori nel Paese più popoloso del mondo.
O è tutto bianco o nero, il grigio come sempre per lo si scorda: e invece di un po’ di “grigio” ne avremmo bisogno per provare a capire cosa stia succedendo in Cina dopo le richieste di chiarimenti lanciate dall’OMS negli scorsi giorni e la risposta – tutt’altro che repentina – di Pechino giunta questa mattina. Diversi focolai di polmonite non diagnosticata nei bambini erano stati segnalati nella Cina settentrionale da ProMed, il sistema di sorveglianza che segnala le epidemie globali: lo stesso che già nel 2019 aveva segnalato in Cina l’aumento di casi di un virus misterioso, poi tristemente conosciuto in tutto il mondo come Sars-CoV-2 Covid. Esattamente come allora, non si hanno dati specifici su quando sia cominciato il dilagare di queste polmoniti, che rapporto vi sarebbe tra vaccinati o non alle varie influenze, Covid e altre patologie.
LE RICHIESTE DELL’OME, LE RISPOSTE DELLA CINA E IL SEMPREVERDE “DUBBIO” SULLA TRASPARENZA
In una conferenza stampa tenutasi nelle scorse ore, l’autorità sanitaria della Cina ha attribuito questo aumento alla «revoca delle restrizioni per il Covid-19 e alla circolazione di agenti patogeni noti», come l’influenza, il micoplasma pneumoniae (è un’infezione batterica che colpisce tipicamente i bambini più piccoli), il virus respiratorio sinciziale (RSV) e il SARS-CoV-2. Insomma, la Cina in maniera tardiva rispetto alle richieste – questa volta pressanti dell’OMS (che si abbia imparato dai propri errori?, ndr) – replica che «nessun patogeno insolito o nuovo» è stato trovato negli esami sui tanti casi di polmonite emerse in queste settimane.
L’aumento delle malattie respiratorie nel Paese è causato da noti agenti patogeni in circolazione ma in particolare di “Mycoplasma pneumoniae”, causa comune di polmonite pediatrica. L’Oms ha richiesto ulteriori informazioni epidemiologiche e cliniche, riporta l’Agenzia DIRE, nonché i risultati di laboratorio da questi cluster segnalati tra i bambini. Raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità le misure di prevenzione come mascherine e igiene delle mani frequente: anche questa volta la Cina, travolta a livello mondiale dalle accuse (postume) di aver mentito nei primi mesi sulle reali dimensioni della pandemia Covid, si “sveglia” tardi e non brilla particolarmente per capacità di trasparenza. Di contro, va riconosciuto, che quantomeno con OMS e la stessa Commissione Sanitaria della Cina ci si è quantomeno mossi quando la situazione è ancora sotto il profilo dell’epidemia localizzata solo in alcune aree a Nord del Paese. Da qui il “sospiro di sollievo” tirato da Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive ospedale policlinico San Martino di Genova raggiunto dall’Adnkronos Salute per un commento: «la Cina ha dato all’Oms entro 24 ore i dati. Devo dire che stavolta sono stati molto rapidi nel dare le informazioni. A quanto sappiamo non si tratta di un microrganismo nuovo o ‘misterioso». Tanto Bassetti quanto Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri (sentito dall’ANSA) concordano sulla possibilità di una causa originaria al diffondersi della polmonite: «La possibilità che vedo più ragionevole – sottolinea il professore bergamasco – è che i lunghi lockdown abbiano reso più fragile il sistema immunitario dei bambini». Di contro, Remuzzi condivide un timore sul profilo della trasparenza che non potrà essere accettato ancora dall’OMS: «È impossibile che in Cina non si sappia che cosa sia a causare le polmoniti, ma noi non abbiamo gli elementi per capire perché non ce li hanno dati». Che questo sia prodromo ad una “nuova emergenza Covid” al momento sembra per fortuna ancora lontana come ipotesi ma l’invito, per tutti, è quello di rimanere sul “chi va là” per tutto quel “grigio” che permane nel giudicare i comportamenti della Cina in campo (non solo) sanitario.