Daniele Lentini è stato condannato a 4 anni di reclusione con rito abbreviato per le violenze perpetrate nei confronti della fidanzata. I reati contestati dalla Procura di Roma, come riportato dal Messaggero, sono stati di maltrattamenti aggravati e lesioni. La vittima, infatti, in un caso era finita anche in ospedale. La gup Anna Maria Gavoni non ha avuto dubbi nel pronunciare la sentenza, accogliendo in pieno la richiesta del pm Francesco Basentini. I giudici, tuttavia, non si aspettavano la reazione della vittima.
Dopo la discussione del pm e degli avvocati, la ragazza si è rivolta al magistrato. “Io lo amo e lo perdono”, ha affermato. Poi, avendo udito la condanna, ha posto a quest’ultimo una richiesta. “Lo posso almeno abbracciare?”. Le sue parole hanno profondamente stupito i presenti. La gup Anna Maria Gavoni, tuttavia, è stata inamovibile e ha dato risposta negativa. L’imputato è stato dunque riportato dalla polizia penitenziaria nel carcere di Regina Coeli, dove sconterà il resto della sua condanna. I suoi avvocati intanto hanno annunciato che ricorreranno in appello.
Condannato per violenze, ma la fidanzata lo perdona: “Lo amo”. La reazione choc
La fidanzata di Daniele Lentini non si è curata dunque del fatto che il trentottenne è stato condannato a 4 anni di reclusione per le violenze di cui è stata vittima. Anzi, si è mostrata quasi dispiaciuta. Non è raro, purtroppo, che le vittime ritrattino o facciano altri passi indietro. In questo caso, per fortuna, la sentenza c’è stata, seppure accompagnata dal perdono. I giudici, da parte loro, per la gravità dei fatti contestati, non hanno permesso un incontro fisico tra i due.
I maltrattamenti sarebbero andati avanti dal 2021 al 2023, fino all’arresto del 14 giugno scorso, dopo che la vittima si era recata in ospedale con un dito rotto e una costola incrinata. Le aggressioni, sia fisiche che psicologiche, ripetute. L’uomo aveva anche minacciato di morte la fidanzata. “Se trovo qualcuno qui dentro o sotto casa faccio un macello, stai pur certa che ti ammazzo, lo sai che ne sono capace”, le avrebbe detto. Poi pugni, schiaffi, calci e morsi. Nulla però è stato sufficiente affinché si allontanasse dal carnefice.