Abdel Fattah al-Sisi pensa al futuro della Palestina. Per il presidente dell’Egitto, che ha assunto un ruolo guida nel mondo arabo nella guerra in Medio Oriente, è plausibile una presenza internazionale di sicurezza temporanea, per fornire garanzie sia ad Israele che alla Palestina. «Siamo pronti a far sì che questo stato sia smilitarizzato e che vi possano essere forze di garanzia, come Nato, Onu, forze arabe o americane, fino a quando non avremo sicurezza per lo stato nascente palestinese e lo stato israeliano», ha dichiarato al-Sisi durante la conferenza stampa al Cairo con i primi ministri spagnolo Pedro Sanchez e belga Alexander De Croo.
«L’Egitto non consentirà lo sfollamento forzato», ha ribadito il leader egiziano. Inoltre, ha ricordato che in Egitto sono state accolte 9 milioni di persone, «ma ciò è avvenuto in circostanze diverse rispetto alla Striscia di Gaza». Le persone accolte «avevano problemi di sicurezza nei loro Paesi, come Siria, Libia, Yemen, Iraq o Sudan». Invece, la situazione nella striscia di Gaza, ha aggiunto al-Sisi, è «totalmente diversa».
AL-SISI “CONTENERE ESCALATION E FORNIRE ASSISTENZA”
«Non permetteremo né accetteremo lo spostamento forzato o la liquidazione della causa palestinese», ha aggiunto al-Sisi. Il presidente dell’Egitto propone una strategia differente: «Dobbiamo far riconoscere lo Stato della Palestina da parte della comunità internazionale e dalle Nazioni Unite». Invece, allo stato attuale, bisogna «contenere l’escalation e fornire assistenza». A tal proposito, sottolinea che «l’Egitto ha fornito quasi il 70-75% degli aiuti nonostante le sue condizioni economiche, ma la comunità internazionale deve fornire aiuti sufficienti per 2,3 milioni di persone». Una risoluzione politica con la richiesta di uno Stato palestinese basato sui confini del 4 giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale, è fuori portata, ha aggiunto al-Sisi.
Le nazioni arabe hanno respinto l’ipotesi che una forza araba possa garantire la sicurezza nella Striscia di Gaza dopo la fine dell’attuale operazione militare di Israele contro il gruppo palestinese Hamas. Il ministro degli Esteri della Giordania Ayman Safadi ha dichiarato ai giornalisti a Londra questa settimana che gli Stati arabi non vorrebbero entrare in una Striscia di Gaza che potrebbe essere trasformata in una «terra desolata» dall’offensiva militare di Israele. «Quali sono le circostanze in cui uno di noi vorrebbe andare a farsi vedere come il nemico e come se fosse venuto a ripulire il casino di Israele?».