Disagi nel carcere di Como a causa di incendi appiccati dai detenuti, i quali hanno dato fuoco a materassi e altri oggetti. Un’intera area del penitenziario, secondo quanto riportato da Ansa, sarebbe andata distrutta. È stato necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco per spegnere le fiamme. Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA Polizia Penitenziaria, ha rivelato che alcuni agenti sono rimasti intossicati e cinque di loro si sono dovuti recare al pronto soccorso per sottoporsi a delle cure.
L’allarme è scattato attorno alle 20.30. Ad avviare la rivolta sarebbero stati tre nordafricani, anche se non sono ancora state specificate le cause. Forse una protesta per il sovraffollamento e le condizioni precarie. I detenuti avrebbero aggredito gli agenti, mentre altri facevano propagare il fuoco da una cella. Attorno al carcere si sono intanto schierati Polizia e Carabinieri per garantire una maggiore sicurezza, mentre all’interno i Vigili del Fuoco lavoravano per fermare l’incendio. Dopo alcune ore i disordini sono stati fermati ed è tornata la tranquillità.
Incendi nel carcere di Como: detenuti danno fuoco a materassi e altri oggetti, l’appello dei sindacati
“Il carcere di Como, oltre che con il grave sovrappopolamento detentivo (421 detenuti all’appello a fronte di 226 posti, ndr), occorre fare i conti anche con la voragine nell’organico della Polizia penitenziaria che conta circa 200 agenti a dispetto di un fabbisogno quantificato dallo stesso Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria in almeno 353 unità, con un deficit del 40%. Sarà anche per questo che l’istituto durante i disordini è stato a lungo presidiato, esternamente, dalle altre forze dell’ordine”, ha denunciato Gennarino De Fazio, segretario generale della UILPA.
E conclude: “Non servono più proclami e placebo, il Governo vari un decreto carceri per immediate assunzioni straordinarie nel Corpo di polizia penitenziaria, complessivamente mancante di 18mila unità, quale principale fattore per la soluzione dei numerosi problemi che attanagliano il sistema. Tergiversare con ulteriori palliativi rischia di vanificare, anche al di là di ogni buon proposito, quel poco di utile che si inizia a intravedere in un apparato detentivo abbandonato a se stessa da troppi anni di malgoverno”.