Bisogna conoscere la violenza per combatterla. Non ha dubbi lo scrittore e docente Marco Erba, che su Avvenire parte da Harry Potter della scrittrice inglese J. K. Rowling per affrontare un tema importante. Nei libri, così come nei film, non si può nominare Voldemort, il mago più temuto di sempre. Lo chiamano “Tu sai chi” e tutti sanno bene a chi si riferiscono queste espressioni. “Anche quando i segnali che Voldemort è tornato diventano chiari, moltissimi continuano a negare l’evidenza. Anzi, chi afferma che Voldemort è di nuovo un pericolo viene preso di mira, accusato di seminare il panico” spiega Erba. “Meglio voltare la testa dall’altra parte, fare finta che nulla sia cambiato” aggiunge.
Solo pochi giorni fa è stato annullato a Ladispoli il concerto del rapper Emis Killa a seguito di una serie di proteste. Il cantante è stato accusato di scrivere “testi sessisti, che inneggiano alla violenza sulle donne. In particolare, il testo finito nel mirino delle critiche è “Tre messaggi in segreteria”. Nel brano parla in prima persona uno stalker che, lasciato dalla sua fidanzata, la cerca ossessivamente, dà fuori di testa perché lei non gli risponde ed è stata vista parlare con un altro e, alla fine, ubriaco, guida verso casa di lei con intenzioni estreme. È un brano agghiacciante, che mette i brividi, soprattutto sull’onda emotiva dei fatti di cronaca di qu sti giorni” sottolinea lo scrittore. Eppure, secondo lui “censurare Emis Killa non serve: quel brano andrebbe ascoltato, perché racconta dinamiche reali, da cui tutti dobbiamo stare in guardia“.
Marco Erba: “Guardare in faccia le cose sgradevoli è un primo passo verso la soluzione”
Un antidoto contro la violenza. Il brano di Emis Killa che tanto ha fatto discutere e che ha portato persino all’annullamento del concerto a Ladispoli, secondo Marco Erba deve essere conosciuto, “come devi conoscere Voldemort per poterlo combattere, così devi conoscere le dinamiche che si muovono all’interno di una relazione tossica per potertene guardare”. Ad Avvenire, poi spiega ancora che quel brano di Killa è molto simile a “Mark Chapman” dei Maneskin, solo che la band racconta dal punto di vista della vittima mentre il rapper si mette nei panni del carnefice.
Da parte degli adulti, secondo lo scrittore e insegnante, è sbagliato dire che quei testi violenti fanno schifo e non dovrebbero esistere “perché i ragazzi li ascoltano e li cantano comunque. Chi educa si siede a fianco dei ragazzi e ascolta quei testi con loro, e prova a discuterne, stimolando in loro l’empatia e il senso critico, che sono gli strumenti per contrastare Voldemort. Chi educa accetta la sfida, invece di ritrarsi scandalizzato. Non guardare in faccia la realtà è devastante”. Ricordando poi l’esperienza di una sua alunna, che ha scelto di riconoscere la violenza e i disagi nella propria famiglia, Erba scrive: “Ha fatto come Harry Potter ed Ermione, che non parlano di “Tu sai chi”, ma nominano Voldemort chiamandolo espressamente per nome. Perché guardare in faccia le cose più sgradevoli e avere il coraggio di chiamarle per nome significa già affrontarle, è già un primo passo verso la soluzione“.