Simona Molinari fu protagonista nel 2013 Sanremo in coppia con il jazzista newyorkese Peter Cincotti. I due arrivarono quattordicesimi nonostante poi la canzone sarebbe diventata persino disco d’oro. “La cosa divertente è che Peter non aveva capito che fosse una gara. Quando eravamo a Domenica In, il giorno dopo, lui vide la classifica e mi disse ‘Ma di che stanno parlando?’ E io risposi ‘Stanno dicendo la classifica di ieri’. E lui fece ‘Ah, perché era una gara? E come siamo arrivati?’. E io ‘Quattordicesimi’. E lui ‘Ah, buono no?'”.
Nonostante il posizionamento di Sanremo, la canzone andò molto bene: “Diciamo in effetti l’abbiamo vissuta un po’ come fuori gara. In realtà un po’ sempre, quando ho partecipato a Sanremo mi sentivo un po’ una fuori gara, nel senso che portavo un genere assolutamente poco sanremese, però che comunque mi ha dato delle grandissime soddisfazioni”.
Simona Molinari: “Così nacque il mio amore per la musica”
Simona Molinari, nata a Napoli ma cresciuta in Abruzzo, racconta a “L’Ora Solare”: “In me c’è una dicotomia presente. Da una parte mi porto un lato partenopeo nel modo in cui rido e mangio, le mie tradizioni, l’amore per il teatro… Dell’Aquila mi porto da resistenza: il popolo abruzzese è duro, testardo, caparbio”. L’amore per la musica nacque un po’ per caso per la cantante: “In realtà sono venuti in classe mia, nella mia scuola, selezionavano dei bambini per fare dei corsi di canto e in classe mia hanno selezionato me e io mi sono lanciata, già cantavo, ovunque si poteva io andavo a cantare”.
L’ultimo lavoro di Simona Molinari è un album “contro la violenza, contro il disincanto. È accanto all’umanità, è il ‘restiamo umani per favore’. Negli ultimi anni è successo di tutto. Siamo stati inondati dalla tecnologia e questo ci spinge ad essere più macchine che umani, a pensare più alla produttività che all’umanità. Anche la scuola è vista come qualcosa che deve far diventare produttori. Nel momento in cui siamo umani e tentiamo un braccio, dall’altra parte ne troviamo un altro. Non dovremmo neanche più parlare di violenza, di donne e uomini. Parliamo di cose belle: i nostri pensieri sono le nostre azioni”. C’è spazio anche per parlare della figlia Anita a “L’Ora Solare”: “È l’opera d’arte per eccellenza. Noi cantiamo, recitiamo, balliamo… Facciamo tutto insieme”.