È stato condannato a 17 anni Mario Roggero, gioielliere di Grinzate Cavour che due anni fa uccise due ladri durante un tentativo di rapina. “Più che la condanna, mi pesa il fatto che la giustizia non sia stata dalla mia parte. Diciassette anni mi hanno dato. E certo che è una condanna pesante. I giudici non hanno voluto ascoltare le mie ragioni fino in fondo ed è questo ciò che più mi pesa. Complimenti ai magistrati” afferma sulle pagine de La Stampa. “Quel giorno quei delinquenti sono venuti da me, con violenza e con le armi in mano, per portarmi via tutto un’altra volta. Poi hanno detto che le armi erano finte. Ma si sono dimenticati di dire che la loro violenza era vera. E io quel giorno mi sono difeso”.
Roggero racconta che con i suoi consulenti aveva preparato una ricostruzione che non hanno però voluto mettere agli atti perché ormai troppo tardi. “Abbiamo fatto un lavorone” rivela. “Mi aspettavo una riduzione a 7 o 8 anni. Ne ero convinto, fino a stamattina quando hanno letto il dispositivo. Io so di aver agito in stato di necessità. Per quello ero tranquillo. Non sono un delinquente”. La moglie, invece, non aveva le sue stesse convinzioni: “Non era serena. Dopo quella rapina tutto è cambiato. È stato un trauma per tutta la linea”. La signora infatti “non vuole più venire in negozio. Mia figlia Paola, quella che era stata picchiata durante il colpo del 2015 ha aperto un b&b da un’altra parte. L’altra mia figlia se può evita. E io sono rimasto solo”.
Il gioielliere: “Avevo la pistola puntata in faccia”
Mario Roggero, dopo aver ucciso due uomini durante un tentativo di rapina, ha avuto dalla sua parte un gran numero di concittadini. Chi invece non lo è lo accusano di essere “un fascista. Ma io non lo sono. Io voglio la giustizia, il rigore, la certezza della pena. Chi delinque deve essere punito in modo esemplare” sottolinea a La Stampa. Salvini si è schierato al suo fianco e lui dice: “Spero di parlargli presto. Lui sostiene la legittima difesa e io quel giorno mi sono soltanto difeso da tre rapinatori che volevano portarmi via tutte le mie cose”.
Felice della solidarietà di Salvini, deluso da Meloni “che non ha detto nulla su questa ingiustizia che ho subito” racconta. Il gioielliere rivela poi: “Ho già pagato 300 mila euro alle famiglie di quei delinquenti. E poi ho pagato anche l’avvocato. E non sono pochi soldi. E poi, in aula, alla lettura della sentenza davanti ai parenti dei rapinatori devo sentire quella gente applaudire? Io mi sono girato e li ho guardati così, sorridendo. E loro mi dicevano ‘Che ca**o ridi?’”. Tornando indietro a quella notte, spiega: “Quel che è accaduto è accaduto. In quei momenti lì le cose vanno come devono andare, io avevo la pistola puntata in faccia. Credevo di morire”. Il suo obiettivo ora è quello di contattare il generale Roberto Vannacci: “Dice cose su cui sono completamente d’accordo: qui c’è tutto che va all’incontrario”.