STATI UNITI: “NON SOSTENIAMO IL CESSATE IL FUOCO A GAZA, VALIDEREBBE HAMAS”. INTANTO ERDOGAN ATTACCA ANCORA ISRAELE
Dal sud della Striscia di Gaza al sud del Libano, queste le aree di intensi bombardamenti nelle ultime ore che tengono la guerra Israele-Hamas al centro delle preoccupazioni internazionali: secondo quanto riporta l’agenzia governativa nazionale libanese, da stamane l’aviazione l’artiglieria israeliana hanno bombardato le aree dove Hezbollah lancia quotidianamente raid contro le forze di Tel Aviv. Colpite in particolare le aree di Naqura, Aytarun, Halta, Kfar Hamam, Muhaibeb, Blida, Marun ar Ras e Yarun.
Mentre nel frattempo Israele prosegue nell’avanzare nella Striscia per scovare i capi di Hamas e i nascondigli delle armi, missili vengono lanciati anche dallo Yemen e dal Mar Rosso (verso la città di Eilat) e dunque non solo dalle aree ancora in controllo delle milizie palestinesi a Gaza. Dagli Stati Uniti intanto arriva il sostegno al Governo israeliano nella guerra continua contro Hamas, sebbene siano state confermate le sanzioni contro i coloni israeliani per le violenze perpetrate contro palestinesi in Cisgiordania: «Al momento gli Stati Uniti non sostengono un cessate il fuoco permanente», ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con la stampa estera, «Non solo rafforzerebbe Hamas ma in qualche modo, validerebbe gli attacchi del 7 ottobre». Da ultimo, segnaliamo l’ennesimo attacco di Erdogan contro Tel Aviv (e contro il sostegno dell’Occidente) davanti alla possibilità che Israele colpisca obiettivi di Hamas anche su suolo turco: «Se osano fare una mossa del genere contro la Turchia, pagheranno un prezzo tale che non saranno più un grado di riprendersi», ha detto il Presidente turco riferendosi alle dichiarazioni del capo dello Shin Bet (la sicurezza interna israeliana) Ronen Bar, secondo cui i servizi segreti di Israele «hanno ricevuto istruzioni per eliminare i dirigenti di Hamas ovunque si trovino».
GUERRA CONTINUA NELLA STRISCIA DI GAZA. ANCORA SCONTRO TRA ISRAELE E ONU
La guerra Israele-Hamas torna a livelli cruenti dopo la tregua di poco più di una settimana ormai sepolta dal conflitto riacceso in Medio Oriente: nella notte appena passato sono stati durissimi gli scontri all’interno della Striscia di Gaza con raid aerei dell’esercito israeliano che hanno colpito circa 250 obiettivo nel territorio dell’enclave palestinese. Il centro della guerra contro Hamas al momento è situato nel sud della Striscia dove ieri l’esercito ebraico è riuscito ad entrare con i tank nelle città di Khan Yunis, Jabalya e Shuyaia.
Stamane i militari hanno accerchiato con i carri armati la casa del leader di Hamas Yahya Sinwar a Khan Yunis, noto come ”il macellaio di Khan Yunis” e considerato la “mente” degli attacchi terroristici dello scorso 7 ottobre in Israele. Le autorità israeliane hanno infine emesso un ordine di ”evacuazione immediata” per gli sfollati palestinesi che si trovano nei rifugi e nelle scuole a est della città, chiedendo loro di spostarsi a ovest. La situazione secondo l’ONU è considerata “apocalittica” ed è proprio da queste considerazioni rilasciate ieri dal coordinatore umanitario delle Nazioni Unite, Lynn Hastings, che è sorto il nuovo scontro interno fra Israele e Nazioni Unite. Stamane il ministro degli Affari esteri israeliano, Eli Cohen ha annunciato di aver revocato il visto a Gaza per Hastings, sottolineando «Non rimarremo più in silenzio di fronte ai pregiudizi delle Nazioni Unite». Sempre ieri l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa) ha sottolineato come la situazione dei civili sia ai limiti della disperazione, con previsti almeno un milione di sfollati palestinesi che presto arriveranno nella città più meridionale di Gaza, Rafah, per provare a sfuggire dalla guerra: «Abbiamo decine di migliaia di famiglie nelle strade. Si stanno già riparando sotto cose a caso: pezzi di nylon e legno. Sta piovendo adesso, vedremo il disastro».
USA-CINA: “PUNTARE ALLA DE-ESCALATION IN MEDIO ORIENTE”. STOP GUERRA ISRAELE-HAMAS A GENNAIO?
Mentre la guerra tra Israele e Hamas continua, dal Governo Netanyahu arriva chiara la risposta “contraria” alle strategie anche americane per il prosieguo e la conclusione del conflitto: «La Striscia di Gaza va smilitarizzata e solo l’esercito israeliano può garantirlo», ha detto il premier Benjamin Netanyahu, aggiungendo di come non sia accettabile «alcun accordo che preveda nel luogo una forza internazionale». Insomma un cordone internazionale tra Onu, Usa e Paesi Arabi per mantenere un’idea di tregua dopo la fine della guerra, al momento, non sembra praticabile secondo Israele.
Secondo fonti dirette della Casa Bianca, riportate oggi dalla CNN, l’attuale guerra con operazione di terra a Gaza «durerà diverse settimane» ma entro gennaio «Israele passerà ad una strategia a bassa intensità e iperlocalizzata che prenda di mira militanti e leader di Hamas». Il che significa che da un lato il conflitto potrebbe diminuire, dall’altro che il “futuro” della Palestina è tutt’altro che semplice da dipanarsi. Continuano nel frattempo le interlocuzioni a distanza tra Stati Uniti e Cina per provare a fermare il conflitto in Medio Oriente prima che possa estendersi davvero a tutta l’area del Golfo: il segretario di Stato americano Antony Blinken e il ministro degli Esteri cinese Wang Yi hanno concordato, nella telefonata avvenuta nelle scorse ore, la necessità di una de-escalation della guerra tra Israele e Hamas. Il Dipartimento di Stato Usa ha fatto sapere che con la Cina è stato ribadito «l’imperativo che tutte le parti lavorino per evitare che il conflitto si estenda», mentre di contro Pechino ha commentato «la massima priorità è cessare il fuoco e porre fine alla guerra il prima possibile».