La seconda sezione del Tar del Lazio ha confermato la censura al manifesto anti aborto che era stato affisso nella Capitale lo scorso anno, in occasione della Giornata internazionale della donna. Nel manifesto si poteva osservare un feto con la scritta “Potere alle donne? Facciole nascere! #8Marzo”, con un chiaro rimando al fatto che permettere l’interruzione di gravidanza porterebbe anche ad un minor numero di donne. Il manifesto anti aborto era stato affisso dall’associazione Pro vita & famiglia, mentre il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ne aveva richiesta l’immediata rimozione, portando l’associazione a fare ricorso presso il Tar, ora respinto confermando la ragione per il sindaco romano.
Pro vita: “Censura del manifesto anti aborto è grave e scioccante”
Insomma, il manifesto anti aborto secondo il Tar del Lazio sarebbe “lesivo delle libertà individuali e dei diritti civili“, in particolare “della libertà e del diritto di autodeterminazione della donna di abortire”. Una sentenza immediatamente criticata dall’associazione, per mezzo del suo portavoce Jacopo Coghe, secondo il quale “è grave e pericolosa perché significa che in Italia non è permesso esprimere nemmeno il più lieve e indiretto dubbio“.
Il manifesto anti aborto che era stato affisso a Roma, sottolinea il portavoce dell’associazione Pro vita, voleva “favorire e incentivare le nascite e una cultura della natalità, soprattutto del genere femminile, contro il drammatico e oggettivo inverno demografico che sta vivendo l’Italia. Come possono essere lesivi e offensivi l’immagine di una innocente bambina nel grembo, o l’invito a far nascere più donne”, si chiede il portavoce, sottolineando che la censura al manifesto anti aborto è frutto di “una vera e propria guerra ideologica nei nostri confronti“. Tuttavia, promette anche che “non ci faremo fermare da queste prese di posizioni faziose e politicamente orientate, continueremo a difendere la vita nel grembo materno e contro questa decisione faremo ricorso al Consiglio di Stato“.