Quando ogni tre gare ne vinci una per 1-0 allora sei protetto dagli dei del calcio e puoi arrivare a qualunque successo. Qui sta la forza dei gobbi: difendersi, lasciare che gli avversari li sovrastino nel possesso palla e appena hanno un momento di distrazione colpirli e poi mettere il pullman sulla linea di porta. Contro il Napoli la Juve ha rischiato in diverse occasioni ma non è colpa sua se i campani, e in particolare Kvara, non hanno saputo dare concretezza al gioco svolto. D’altra parte a calcio si vince sfruttando le possibilità di segnare che ti vengono concesse dagli avversari, se le sbagli cavoli tuoi. La squadra bianconera pare un pezzo di acciaio difficile da scalfire. Allegri non ha certo avuto bisogno dell’intelligenza artificiale generativa per proporre il gioco juventino, gli è bastato impostare la squadra con un ottimo portiere, tre marcantoni in difesa che assicurano almeno il pareggio a reti inviolate, poi, se va bene e qualcuno segna, si vince e si mette fieno in cascina, nella fattispecie punti.
La mentalità dei milanisti non è la medesima della Juve: i torinesi non cedono mai, i casciavit qualche punto, presto o tardi, lo cedono. A proposito di Intelligenza artificiale, ho saputo negli scorsi giorni a Bruxelles che Parlamento e commissione Ue si sono accordate per proporne una regolamentazione all’utilizzo. Finalmente una decisione utile così come lo è stato, a suo tempo, il GDPR che ha dettato le regole per l’utilizzo dei dati. Regulation is against Innovation ma quando si arriva all’anarchia si hanno scontri e non sviluppo. Guai quando le tecnologie prevalgono sull’etica dei diritti umani. Torniamo al calcio riprendendo dal Milan. Con la Dea la gara è stata bella da vedere, questo significa che i due allenatori hanno lasciato i propri giocatori abbastanza liberi nel muoversi. Tutto ciò è eccellente da vedere, porta caterve di reti ma anche chi è più sfigato a prenderne almeno una in più. Cosi è successo a Bergamo dove un’Atalanta convalescente dopo la stangata col Toro, ha seccato un Milan schierato ad minchiam da Pioli. Non si è capito se la difesa fosse a tre o a quattro, Hernandez girava a caso e, tolto Giroud che predicava nel deserto, gli altri parevano aver scelto il proprio ruolo per sorteggio. Proprio i diavoli quando vedono nerazzurro sentono la coda bruciare. Non che l’Atalanta abbia fatto un partitone, ha continuato a correre e, per sua fortuna, ha una difesa difficilmente superabile quando gioca concentrata, e può permettersi di schierare, nelle parti finali dell’incontro, un campione come Muriel, velocissimo nei contropiedi che si è permesso di infilare Maignan, nel recupero, con uno splendido colpo di tacco.
Oramai è certo, il campionato se lo giocano i bauscia e i gobbi, per le altre ci sarà poco spazio, non tengono il passo, la Lazietta non è riuscita a tenere il vantaggio neanche a Verona. I bianconeri partono col vantaggio di non aver impegni settimanali e una mancanza di vergogna nel vincere per rapina dopo il novantesimo. A proposito invece dei nerazzurri, mi sarebbe piaciuto vedere l’esperimento di Frattesi tornante di destra, se funzionasse sarebbe un gran colpo per la Beneamata e per la Nazionale. Non c’è stato contro l’Udinese, Inzaghi ha schierato la squadra oggi titolare con Darmian sulla fascia e la ThuLa davanti. Per la quinta volta i nerazzurri si sono trovati a giocare il giorno dopo la Juve dovendo rincorrerla per superarla, salcazzo come è stato fatto il calendario e, specialmente, chi ha fissato le date degli anticipi e dei posticipi. L’Udinese si è subito chiusa lasciando Lucca solo in avanti, i nerazzurri sono partiti pressando nella metà campo bianconera ottenendo però, nella prima mezz’ora, solo un clamoroso palo di Lautaro. Poi l’Inter ha ancor più velocizzato il gioco e prima su rigore poi con un paio di azioni travolgenti ha chiuso il primo tempo con tre reti di vantaggio dando l’impressione di attraversare un momento di celestiale forza e continuità. Alla ripresa l’Inter è parsa paga del risultato e l’Udinese ha fatto di tutto per limitare… La paga. Sarebbe finita sul 3-0 se non ci fosse stata la voglia di Lautaro di timbrare il cartellino. Ha fatto tutto da solo: lottato a centrocampo, rubata palla e, dopo una corsa di trenta metri, squassata la rete di Silvestri. Così l’Inter ha festeggiato la ricorrenza di San Siro.
La Maggica stavolta è partita lanciata. Cinque minuti e, su assist di Dybala, Lukaku con una capocciata ha portato avanti la Roma facendole raggiunto il quarto posta in classifica utile per la Champions. I giallorossi sono stati, per tutta la gara, obbligati a muoversi con inusitata velocità perché la Fiorentina, come sempre, ha pressato a tutto campo rendendo difficile il palleggio ai romani. Due filosofie di gioco completamente diverse: sempre in palleggio i viola, costantemente alla ricerca di verticalizzazioni i capitolini. La Joya, come spesso accade, è presto uscita: questo è il vero limite della Roma, non riesce mai a disputare una partita completa con i suoi top player. Ad inizio secondo tempo i toscani hanno approfittato del fatto che la Roma fosse rimasta in dieci per accentuare smarcamenti e palleggio fino ad arrivare al pareggio. Con l’uomo in meno la Roma ha avuto difficoltà a contenere le folate viola e ripartire, la palla era sempre in possesso dei gigliati, i giallorossi si limitavano a difendere e buttare palloni, pochi, in avanti sperando in Lukaku finché è rimasto in campo visto che, a pochissimo dalla fine, è stato espulso. Roma in nove e assalto tipo Sioux dei fiorentini; Mou pareva il generale Custer, era sempre al limite del campo a dare indicazioni. La gara è finita senza grandi sussulti ma la Roma, in classifica, è al quarto posto ma con accanto il sorprendente Bologna.