Adesso che la situazione è chiara anche ai più sprovveduti, adesso che il Washington Post ha spiegato in modo esaustivo i retroscena del fallimento della controffensiva ucraina, come ben riportato su queste pagine, sempre più urgente è trovare una risposta alla domanda di sempre. Come finirà questa guerra?
Adesso che l’Ucraina ha perso l’iniziativa, dopo aver impedito a Putin di conquistare Kiev, dopo i successi di Kharkov e Kherson, che faranno i vertici ucraini?
Notizie confuse arrivano dalla capitale ucraina, dove Zelensky appare in difficoltà nel gestire i rapporti con il potente alleato americano, la sua opinione pubblica e il suo entourage. Il generale russo Gerasimov all’inizio di novembre senza mezzi termini affermò sulle pagine dell’Economist che i due eserciti si trovavano in una situazione di stallo. Parole subito smentite dal presidente ucraino. Poi è arrivata la notizia di incontri segreti, ovviamente smentiti, ma d’altronde a parlarne è stato Seymour Hersh, il vincitore del Pulitzer, colui che scoprì la strage di My Lai ad opera americana nel 1968. Notizia per altro riportata anche dai media russi, ma poi scomparsa.
In ogni caso, la verità è evidente a tutti gli osservatori. Anche commentatori cinesi, certo di parte, ma comunque disposti ad ammettere che i russi nella battaglia di Bakhmut hanno perso più uomini degli ucraini, fanno notare che dopo le vittorie di Bakhmut e Zaporizhzhija l’esercito di Mosca potrebbero ottenere un terzo successo ad Avdiivka. Obiettivo che se si avverasse sarebbe un colpo terribile per Kiev.
Kiev, secondo i cinesi, ha commesso diversi errori, ma soprattutto Zelensky si è incaponito su due punti. Il primo, politico, che non gli lascia molti margini di manovra e mina la sua sopravvivenza politica, quando ha dichiarato che non ci può essere nessuna trattativa fino a quando ogni centimetro di terra ucraina non verrà liberato dagli invasori russi. Il secondo, strategico, quando si è ostinato a difendere Bakhmut, città di scarso interesse militare, nonostante gli avvertimenti dei consiglieri americani e dei suoi generali che gli suggerivano di ritirarsi su retrovie più sicure e di risparmiare migliaia di uomini (sembra 20mila) in una battaglia inutile. E qui i cinesi fanno un’osservazione interessante. Zelensky ha ripetuto gli errori di Hitler che si ostinò nella difesa di Stalingrado nel 1942-43, invece di arretrare su un fronte più difendibile. Sconfitta che segnò la fine della Germania. E questo perché “Dopo i grandi contrattacchi, Zelensky è rimasto abbagliato dalla vittoria” convinto che non si dovesse “perdere nessun centimetro di terra”.
Ma torniamo all’articolo di Seymour Hersh perché, se i fatti sono veri, contiene punti interessanti. Ma anche se non lo fossero, ci informa che molto sta accadendo tra Russia ed Ucraina, all’ombra dei bombardamenti di Gaza. La prima osservazione è che, insomma, ci sono contatti anche ad alto livello tra i due schieramenti nonostante la guerra. La seconda è che sono in corso prodromi di trattativa, per lo meno per un cessate il fuoco. I punti di un eventuale compromesso riguardano la possibilità dell’entrata di un’Ucraina, semi-smilitarizzata, nella Nato. Gli altri punti riguardano concessioni territoriali come la Crimea e il Donbass. Il presupposto, nemmeno sottinteso, è che a condurre le trattative non sarà Zelensky.
D’altronde adesso anche il presidente ucraino ha ammesso che i risultati non sono quelli sperati, dichiarazione che arriva nel momento del voto al Senato americano che ha bocciato il nuovo pacchetto di aiuti.
Rimane un dubbio. Quella trattativa è avvenuta veramente? È possibile che russi ed ucraini si incontrino per parlare di tregua alle spalle di Washington e della Nato? O forse questa notizia è opera della dezinformatsiya russa? O forse più semplicemente è una bufala del giornalista?
Comunque se il bilancio non è positivo per l’Ucraina, anche per la Russia questa guerra non è certo un successo. Mosca ha perso decine di migliaia di uomini, numeri spaventosi per guerre moderne, con l’entrata di Svezia e Finlandia nella Nato i confini con la non amica Alleanza atlantica sono aumentati di un migliaio di chilometri; l’Ucraina è diventata una media potenza militare ed è in discussione la sua richiesta di aderire all’Ue. Infine, se l’economia russa non se la passa male, di Gazprom non si può dire altrettanto. In più, l’ex Paese leader del comunismo è diventato un cliente dipendente da Pechino, e non ha una sola sola sponda su cui far leva.
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