Francesco Emilio Borrelli ha subito un’aggressione insieme a un giornalista di Report mentre era intento a realizzare un servizio a Napoli su due chiese finite in mano ad ambienti camorristici. Come spiega il deputato dei Verdi a Radio Radicale, i due erano in una chiesa del XVI secolo quando sono stati accerchiati e minacciati. Il politico, però, parte dall’inizio della storia: “Le due chiese hanno subito una sorte allucinante. In una è stato costruito un balcone sopra. Hanno realizzato una serie di abusi edilizi. Tra il campanile e il finestrone è stato costruito un balcone: c’è una denuncia fatta, la chiesa è al centro di Napoli, ma non c’è stato ancora un intervento”.
La seconda chiesa finita invece al centro dell’inchiesta dopo la denuncia del deputato “è quella di San Biagio ai Taffettanari: è stata presa con la forza, o meglio, il parroco si faceva pagare l’affitto da questa famiglia, che è composta da persone legate ad ambienti criminali con condanne per estorsione e altri reati”. Parliamo della famiglia Macor, che avrebbe occupato questa struttura pubblica ormai vent’anni fa. Anni nei quali nessuno ha alzato la voce per denunciare l’ingiustizia.
Borrelli: “Lo Stato non fa nulla”
A Radio Radicale, Francesco Emilio Borrelli spiega ancora: “Ieri sono andato lì con Report. In entrambi i casi (nelle due chiese, ndr) non c’è stato un intervento dello Stato. Nel caso nei Macor, si sono presi un bene pubblico e da vent’anni non vengono cacciati. Non è una famiglia indigente che ha occupato una casa ma criminali condannati persino ai domiciliari” spiega il politico. Nel caso della chiesa di San Biagio ai Taffettanari la curia “ha incassato tramite il parroco la pigione. Sono soldi che non sono mai stati restituiti. La curia, nonostante il parroco abbia preso quei soldi e gestito quella chiesa, ha detto che è di proprietà della prefettura”. In vent’anni la situazione non è stata risolta. Nel frattempo che va avanti il lavoro di Report e del deputato, loro continuano ad avere accesso al bene comune.
Nell’altra chiesa è chiara la proprietà della curia ma, spiega Francesco Emilio Borrelli, nessuno sta facendo nulla per risolvere la situazione. “I soggetti in questione hanno tentato di forzare la scorta. Mi hanno insultato e poi hanno chiamato altri soggetti a creare questo assalto. Urlavano che lì non esiste la camorra. Il paradosso è che quando io sono andato a verificare chi fossero i miei aggressori, ho scoperto che la donna ha avuto una condanna per camorra e il figlio è pluripregiudicato” spiega il politico. I soggetti, intanto, sono stati identificati dalle forze dell’ordine. “Uno di questi si è avvicinato a me dicendo che non potevo riprenderlo. Cioè, loro mi aggrediscono e poi vogliono il diritto alla privacy. Ma privacy non significa poter fare azioni di criminalità senza essere ripresi” sottolinea ancora.