La strada è ancora lunga nella lotta ai tumori. L’immunoterapia sembra però mostrare sempre più che la giusta direzione è ormai stata imboccata, tanto da essere considerata una vera e propria rivoluzione negli ultimi 10 anni in campo oncologico. Allo stato attuale nel mondo sono allo studio oltre 40 vaccini anti-cancro a mRna e 70 farmaci immunoterapici (solo in Italia si contano circa 200 studi clinici in corso) e secondo un report redatto dall’Allied Market Research, nel 2020 il valore del mercato globale dell’immunoterapia oncologica è stato stimato in 85,6 miliardi di dollari, ma si prevede che crescerà esponenzialmente raggiungendo i 309,67 miliardi di dollari entro il 2030.
Insomma la ricerca si focalizzerà sempre più nell’implementazione di questa terapia. E come riporta il Sole 24 ore gli ultimi studi sono ancora più rassicuranti, mostrando sempre maggiore benefici sul 50% dei malati sia in termini di ridotta necessità di interventi post-terapia, sia in termini di riduzione dei casi di recidive.
L’IMMUNOTERAPIA NEOADIUVANTE: I RISULTATI
Il trattamento del cancro con gli inibitori del checkpoint immunitario prima dell’intervento chirurgico, vale a dire la cosiddetta immunoterapia neoadiuvante, è l’area di ricerca più in rapida crescita. Tra le centinaia di studi clinici all’attivo, ci sono già solide evidenze scientifiche, secondo le quali l’immunoterapia neoadiuvante riduce il tumore o ne può addirittura determinare la “scomparsa”, tanto che un paziente su due potrebbe non aver bisogno del trattamento adiuvante, cioè post-intervento. Non solo. I suoi benefici si estenderebbero anche alla prevenzione delle recidive.
I migliori risultati per ora sono stati ottenuti in particolare su alcuni tumori, quali quello alla vescica, mammella, rene, testa-collo, polmone e ovaio. Al riguardo è intervenuto a Paolo Ascierto, direttore del dipartimento di Oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto nazionale dei tumori Fondazione Pascale di Napoli: “I risultati preliminari sono molto promettenti. Infatti nei casi di melanoma metastatico l’immunoterapia pre-intervento presenta un vantaggio significativo per i pazienti in termini di riduzione delle cellule tumorali nel tessuto coinvolto e nel 50% dei casi può rendere addirittura superfluo il ricorso al trattamento adiuvante post-intervento. Per questo, insieme alla principali società scientifiche, auspichiamo un rapido aggiornamento degli standard di trattamento“.
VACCINI AD MRNA CONTRO I TUMORI
Se l’immunoterapia sta facendo passi da gigante anche i vaccini ad mRna stanno avendo il loro successo nel campo della lotta ai tumori. Sempre dal Sole 24 ore apprendiamo che ancora una volta è la Fondazione Pascale , poche settimane fa, ad aver avviato l’ultimo step per il percorso approvativo del vaccino a mRna con l’arruolamento di pazienti con melanoma radicalmente operato.
“Attraverso l’mRna sintetico si istruisce il sistema immunitario a riconoscere specifiche proteine (neoantigeni), che sono espressione di mutazioni genetiche avvenute nelle cellula malate – precisa Ascierto – Il suo scopo non è quello di prevenire la malattia, ma di aiutare e supportare il sistema immunitario a riconoscere e attaccare più efficacemente il tumore. I dati a due anni dalla somministrazione di questo vaccino mostrano una riduzione del rischio di recidiva o morte del 44% in chi lo ha ricevuto in combinazione con l’immunoterapico pembrolizumab. Ora siamo entrati nell’ultima fase di studio clinico, anche se ci vorrà qualche anno prima di avere i risultati finali.”