MELONI ATTACCA IL FU GOVERNO CONTE SUL MES: ECCO COSA AVVENNE (E PERCHÈ INTERESSA OGGI)
La firma dell’Italia alla riforma del Mes avvenne quando il Governo Conte II era in piena crisi e a pochi giorni dalle dimissioni formali davanti al Presidente della Repubblica: questo ha raccontato al Senato la Premier Giorgia Meloni nelle Comunicazioni in vista del Consiglio Europeo del 14-15 dicembre 2023, in risposta alle accuse lanciate dal leader M5s Giuseppe Conte durante le repliche al discorso di ieri alla Camera dei Deputati. Non solo, rispondendo a duro muso a 5Stelle e Pd che contestano la gestione della ratifica della riforma Mes, la Presidente del Consiglio ha letteralmente sventolato in Aula il fax inviato dall’allora Ministro degli Esteri Luigi Di Maio (ex leader M5s) in cui veniva deciso la firma finale dell’Italia alla riforma sul Meccanismo Europeo di Stabilità.
Al culmine di giorni molto aspri nel dibattito politico in Parlamento sui tanti dossier aperti in vista del Consiglio Ue – su tutti, la riforma Mes (l’Italia è l’unico Paese a non averlo ancora ratificato) e il nuovo Patto di Stabilità – nelle sue Comunicazioni alla Camera già Meloni aveva preso di petto la vicenda rispondendo a tono alle critiche delle opposizioni: «Ma mi chiedo quando l’Italia ha detto sì alla modifica di questo trattato. Io ricordo che l’ultimo mandato parlamentare fu del 2019 e impegnava l’allora governo Conte a non ratificare la modifica del trattato». Sempre a Montecitorio ieri la leader FdI ricordava come l’ex Premier Conte in conferenza stampa rivendicava di non lavorare “col favore delle tenebre”, dicendo sempre in faccia tutto agli italiani: qui Meloni ha gioco facile nel ribadire «chi ha dato l’impegno italiano a una ratifica che adesso ci pone in una situazione difficile? Lo ha fatto il governo Conte, senza mandato parlamentare, e lo ha fatto un giorno dopo essersi dimesso, quando era in carica solo per gli affari correnti, dando incarico a un ambasciatore, senza dirlo agli italiani e con il favore delle tenebre». Il tema non è da poco in quanto la ratifica sul Mes il Governo Meloni se lo ritrova “tra capo e collo” non essendo del tutto d’accordo sul contenuto (specie la Lega, FdI non si è mai espresso in maniera unilaterale, Forza Italia è favorevole), inoltre da Bruxelles arriva di continuo il pressing sulla ratifica specie nei giorni in cui occorre negoziare in Europa per ottenere un nuovo Patto di Stabilità e Crescita più vantaggioso.
MELONI SVENTOLA IL FAX DI DI MAIO SULLA RIFORMA DEL MES: ECCO COSA AVVENNE NEL 2021
E così arriviamo al momento-show avvenuto oggi al Senato nelle repliche per le Comunicazioni sul Consiglio Ue: Meloni espone un foglio a Palazzo Madama ed esclama «Vi ho portato un bel fax». Ingrandendo anche con l’aiuto del video di SenatoTV si scorge la data – 20 gennaio 2021 – e l’orario, 18.25 (essendo inverno in Italia è già buio da almeno un’ora, ndr). Qui Meloni scatta con tono perentorio: «Avete negato che il governo Conte abbia dato alla chetichella l’assenso alla riforma del trattato del Mes. Colleghi, vi ho portato il fax […] Questo foglio dimostra la scarsa serietà di un governo che prima di fare gli scatoloni lasciava questo pacco al governo successivo».
Nel fax inviato dall’allora Ministro degli Esteri del Governo Conte II, Luigi Di Maio, si legge la missiva indirizzata all’allora ambasciatore rappresentante della Farnesina Massari con l’autorizzazione a firmare «l’accordo recante modifica del trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità. Firmato, Luigi Di Maio». Secondo la Premier quel fax è stato inviato «il giorno dopo le dimissioni del governo Conte, quando era in carica solo per gli affari correnti»: ad essere del tutto precisi, le dimissioni formali del Governo Conte II arrivarono solo qualche giorno più tardi, il 26 gennaio, ma era ormai da settimane che l’alleanza Pd-M5s era in piena crisi di Governo aperta dopo lo strappo di Matteo Renzi (che poi portò alla nascita del Governo Draghi, ndr). Meloni non si risparmia e conclude l’invettiva nel Senato infuocato: «Una firma messa contro il parere del Parlamento, senza dirlo agli italiani, senza metterci la faccia e con il favore delle tenebre. Capisco la vostra difficoltà e il vostro imbarazzo, ma dalla storia non si esce. Questo foglio dimostra la scarsa serietà di un governo che prima di fare gli scatoloni lasciava questo pacco al governo successivo».
Mes, facciamo luce dove altri hanno preferito le tenebre. pic.twitter.com/9dbJf166F7
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) December 12, 2023
LE COMUNICAZIONI DI MELONI IN PARLAMENTO: LA RISPOSTA SUL MES ALLE ACCUSE DI CONTE, COSA HA DETTO LA PREMIER
Nel suo intervento ieri alla Camera, il leader M5s Giuseppe Conte si è rivolto con tono molto aspro contro la Presidente del Consiglio ribattendo all’accusa di aver dato l’assenso alla modifica del trattato di modifica del Mes “un giorno dopo essersi dimesso, con il favore delle tenebre”. «Meloni quando parla di Mes diventa paonazza, si agita. Forse perché è stato introdotto con un disegno di legge approvato nel 2011 con il governo Berlusconi e lei ministro?», replica il leader M5s, «il mio assenso al Mes era sostenuto da una risoluzione parlamentare del dicembre 2020: la ratifica la decida lei, di cosa ha paura? L’approva o non l’approva? Non ci giri intorno».
Da qui la risposta molto netta al Senato oggi della Premier Meloni, “costretta” a portare le prove fisiche con il fax di Di Maio per far capire come avvenne il passaggio molto poco istituzionale in quei giorni frenetici di piena crisi di Governo in corso. La ratifica sulla riforma del Mes Meloni ammette essere un tema problematico per questo Governo vista l’indisponibilità generale ad accogliere tutti quelle regole specifiche, resta però un impegno preso dallo Stato italiano da cui ora non è possibile una “fuga”: dal Mes alla riforma del Patto di Stabilità, la Premier afferma «Credo si debba fare una valutazione su ciò che è meglio per l’Italia sapendo che se non si trova un accordo, noi torniamo ai precedenti parametri. Io farò tutto quello che posso». In merito a cosa farà ora l’Italia, Meloni spiega che la posizione del nostro Paese «si debba decidere alla fine di questa trattativa che rimane molto complessa. Voi sapete quale è la posizione che il governo italiano ha portato avanti, mi pare sia una posizione condivisa trasversalmente tra le forze politiche». Trattativa resta però molto serrata e non sarà facile come mostra il retroscena raccontato oggi da Antonio Fanna sul “Sussidiario.net”: «Forza Italia favorevole al Mes come il Pd, braccio di ferro tra Lega e Fratelli d’Italia perché i meloniani appaiono per lo meno sospetti di voler usare il Fondo “salva-Stati” come merce di scambio (il famoso “pacchetto”) per alleggerire i vincoli di bilancio». Il Mes continua a creare ambiguità nella maggioranza e così pure nelle opposizioni e, secondo Fanna, «è una diversità che va letta alla luce delle alleanze europee che potrebbero crearsi dopo il voto di giugno». Seguire lo schema “vecchio” con un nuovo incarico a Von der Leyen dopo le prossime Europee o svoltare verso l’opzione Draghi che su Mes e soprattutto Patto di Stabilità punterebbe a modificare alcune delle norme vigenti.
In diretta dall’Aula del Senato, il mio intervento di replica in seguito alla discussione generale sulle Comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo. https://t.co/KiV7FTi1ei
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) December 13, 2023