Il caso registrato martedì in Friuli Venezia Giulia ha riacceso il dibattito attorno all’eutanasia. Due giorni fa la 55enne “Anna”, nome di fantasia, ha deciso di ricorrere al suicidio assistito per la prima volta con l’aiuto del Servizio sanitario nazionale. “Il Parlamento in realtà dovrebbe estendere all’eutanasia l’immunità penale riconosciuta al suicidio assistito in determinate condizioni”, è la riflessione di Giuliano Amato ai microfoni della Stampa.
L’ex primo ministro ha esortato la politica a fare una legge sul fine vita che vada oltre i limiti stabiliti dalla sentenza del 2019, quando la Corte Costituzionale rese non punibile chi aiuta un malato a morire in quattro circostanze specifiche. Per Amato, la normativa andrebbe ampliata fino a comprendere l’eutanasia, quei casi in cui i malati “non hanno neppure la possibilità fisica di mettersi con la propria mano la pastiglia sulla lingua per ingoiarla o di farsi da soli l’iniezione letale”.
Giuliano Amato sull’eutanasia
Amato ha citato nel corso del suo intervento un precedente: “Nel 2015-2016 dopo il caso di Eluana Englaro ci fu un analogo blocco su una legge che prevedesse la possibilità della sedazione profonda, le posizioni si irrigarono. Allora era da poco nato il Cortile dei Gentili, un luogo in cui si cerca di costruire posizioni comuni tra credenti, anche di religioni diverse, e non credenti. Preparò un documento, lo presentammo in Sala Zuccari al Senato”. Un testo che univa anche schieramenti diversi: “Dopo non molto il Parlamento approvò la legge 219 del 2017 che prevede la sedazione profonda a richiesta dell’interessato”.