LA VERA STORIA DEL NATALE CON LA NASCITA DI GESÙ BAMBINO
Il vero regalo di Natale è Gesù Bambino: quante volte questa frase ci è stata ripetuta magari da nonni, zii o genitori nel corso della nostra storia? Per alcuni molte, per altri troppe, per altri ancora “mai”: il Santo Natale si può definirlo e chiamarlo in diversi modi ma è nella “pretesa” cristiana di testimoniare la verità che si arriva al domandarsi ultimo su chi sia davvero quel bambini che 2023 anni fa sconvolse il mondo venendo a nascere nell’area più umile e lontana di tutta la Terra. Gesù Bambino non è però solo un “simbolo”, una statuina da aggiungere alla tradizione del Presepe, o peggio ancora un “idolo”: quel “Bambinello” facendosi vita, carne e persona, ha salvato per sempre l’umanità.
Il mistero del Natale non è altri che il mistero della vita, di un destino che decide di farsi “realtà” entrando nella storia: «Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo», questo il passo del Vangelo di San Luca dove si fa memoria storica di cosa sia stato quell’avvenimento che può davvero aver cambiato per sempre la storia dell’umanità. La tradizione della Chiesa è molto chiara sulle origini di Gesù e del “legame” stretto con il donare regali, gioie e felicità: l’origine più antica risale a San Francesco, in quanto di ritorno dal viaggio in Palestina decise nella notte del 24 dicembre di celebrare il Natale nell’eremo gelido di Greccio professando la Santa Messa nel bosco. Un dono unico all’umanità, una testimonianza di fede umile ma donatrice di pace: così nacque il Presepe e pure nel corso dei secoli anche la tradizione del Gesù Bambino che regala doni, il vero “antesignano” della simbologia poi in parte raccolta da Santa Claus (San Nicola, o più popolarmente Babbo Natale).
DOSTOEVSKIJ, IL GESÙ BAMBINO E IL CAMBIAMENTO DEL CUORE
«Gesù viene proprio lì, bambino nella mangiatoia dello scarto e del rifiuto. In Lui, bambino di Betlemme, c’è ogni bambino. E c’è l’invito a guardare la vita, la politica e la storia con gli occhi dei bambini. Nella mangiatoia del rifiuto e della scomodità, Dio si accomoda: viene lì, perché lì c’è il problema dell’umanità, l’indifferenza generata dalla fretta vorace di possedere e consumare»: così Papa Francesco raccontava la venuta di Dio nel mondo attraverso il corpo infinitamente piccolo di Gesù Bambino, durante l’omelia della Santa Messa di Natale dello scorso anno. «Dio non è un padre che divora i suoi figli, ma il Padre che in Gesù ci fa suoi figli e ci nutre di tenerezza. Viene a toccarci il cuore e a dirci che l’unica forza che muta il corso della storia è l’amore», concluse Papa Francesco nell’identificare quel piccolo bambino come il vero, originario, dono di Dio ad ognuno di noi.
Nel romanzo “Diario di uno scrittore”, il grande scrittore russo Fedor Dostoevskij illumina la tradizione del Natale con un toccante e non banale scritto dal titolo “Il bambino sull’albero di Natale presso Gesù”: è l’immagine di un fanciullo sofferente, povero, intirizzito dal freddo come tanti dei personaggi dostoevskijani nei capolavori dai “Demoni” ai “Fratelli Karamazov” fino a “Povera Gente”. Un bimbo che vaga in cerca di felicità, in cerca di un albero, in cerca dell’albero di Natale: tutti però lo rifiutano, si imbatte nel cuore “gelido” di chi ha già capito tutto e non vuole concedere un solo secondo all’altro, al suo bisogno. Si addormenta per il freddo e in punto di morte appare a lui un regalo albero che gli dona quell’ultimo, estremo e bellissimo, attimo di felicità eterno: «È l’albero di Natale di Gesù, fu la loro risposta. Gesù in questo giorno ha sempre un albero di Natale per i piccoli che non ne hanno uno». Un albero di vita viva, una speranza dentro ad un mondo dal cuore rattrappito, una vita che nasce nel più buio dei mondi: «Ti vediamo così vicino, vicino a noi per sempre: grazie, Signore. Ti vediamo povero, a insegnarci che la vera ricchezza non sta nelle cose, ma nelle persone, soprattutto nei poveri», ricordava lo scorso anno nella Messa di Natale il Pontefice, a dimostrazione che le “persone”, i rapporti siano la strada utilizzata da Gesù Bambino per raggiungere il cuore di ognuno, per donare una gioia con la “sana pretesa” di essere eterna.