Il corpo di Fiorenza Rancilio è stato trovato sul pavimento del grande salotto di casa sua, avvolto in un piumone bianco e alcuni asciugamani. L’ereditiera è stata uccisa con un pesante manubrio da palestra, trovato in una stanza accanto e risultato positivo al lumino. Il peso sarebbe stato preso da una stanza-palestra e sarebbe, quindi, l’oggetto pesante con cui è stata inferta una grande ferita, profonda e violenta all’altezza della fronte. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, la donna, che agli amici confessava «ho paura di mio figlio, è sempre più violento», forse è stata stordita con qualche sostanza prima di essere uccisa, perché nessuno l’ha sentita urlare a Milano nel quartiere generale dei Rancilio, casato fondato dal padre Gervaso, costruttore negli anni del boom economico, ora colosso immobiliare in mezza Europa.
Infatti, l’allarme è stato dato quando alle 9.30 i dipendenti non l’hanno vista scendere in ufficio. Eppure negli ultimi tempi aveva confidato di avere paura del figlio Guido e delle sue crisi psichiatriche, di quando «impazziva e spaccava tutto». Ora Guido Augusto Gervaso Gastone Pozzolini Gobbi Rancilio, che è accusato di omicidio volontario aggravato, è piantonato dai carabinieri al Policlinico. Il 37enne era in cura da anni per una forma di schizofrenia. C’erano stati ripetuti ricoveri, terapie psichiatriche e molteplici ricadute. Il figlio dell’ereditiera è stato trovato in un’altra stanza, seduto e immobile, in silenzio, intontito dalle benzodiazepine.
OMICIDIO FIORENZA RANCILIO: SEGNALI D’ALLARME SOTTOVALUTATI?
La famiglia Rancilio è tanto ricca quanto maledetta. Il fratello di Fiorenza, l’architetto Augusto, venne rapito dalla ‘ndrangheta a Cesano Boscone, nell’hinterland di Milano, nel 1978 e non fece mai ritorno a casa. Fu ucciso dai suoi carcerieri in Aspromonte dopo un suo tentativo di fuga. Il padre per anni aveva lanciato appelli ai rapitori pur di riavere almeno il corpo del figlio. Dopo quella tragedia, la famiglia creò una fondazione benefica nel nome di Augusto, di cui la sorella Fiorenza era presidente. Quella vicenda segnò profondamente la famiglia, infatti Fiorenza Rancilio e il marito, a sua volta erede di una famiglia di storici gioiellieri di Milano, si trasferirono in Svizzera per paura di subire altri rapimenti.
Qui nacque Guido, cresciuto quasi in isolamento, con misure di sicurezza molto rigide e guardie private. Nel 1995 fece aggiungere al suo cognome quello materno. Poi le crisi e la diagnosi della malattia psichiatrica. Il figlio di Fiorenza Rancilio ha ammesso ai carabinieri di aver assunto benzodiazepine. Come riportato dal Corriere, tre ore dopo la scoperta dell’omicidio è stato portato in ospedale, dove poi è scattato il fermo di polizia giudiziaria per omicidio. Ora le indagini, coordinate dal pm Ilaria Perini, dovranno accertare se in passato ci sono stati segnali d’allarme sottovalutati.