È POSSIBILE UNA TREGUA DI NATALE IN PALESTINA E UCRAINA?
Già un anno fa lo scenario internazionale a ridosso del Natale non sembrava dei migliori, ma per questo 2023 è sicuramente peggiorato tanto da vedere come molto difficile l’ipotesi di una tregua di Natale tanto in Ucraina quanto nella Striscia di Gaza. Quasi impossibile riassistere al “miracolo di Natale” del 1914 quando eserciti opposti nella Prima Guerra Mondiale riuscirono a stringere una breve tregua per il giorno del Santo Natale, addirittura alcuni in trincea riuscirono a cenare assieme nella notte del 25 dicembre, dimenticando per un attimo le inimicizie feroci della guerra. Tornando ad oggi, gli appelli incessanti lanciati dagli organismi internazionali, e più di tutti dalla Chiesa di Papa Francesco, non sono bastati in questi mesi, con la ripresa dei combattimenti proprio negli ultimi giorni anche nella complessa battaglia ad est dell’Ucraina.
Una tregua per una settimana era stata raggiunta da Israele e Hamas con lo sforzo diplomatico di Usa, Qatar ed Egitto: ma la liberazione di alcuni ostaggi e il sostegno umanitario a sud di Gaza sono stati subito cancellati dalla ripresa aspra dei combattimenti che conta circa 20mila morti complessivi dall’inizio della guerra lo scorso 7 ottobre. Gli attacchi lanciati dalla Russia ad est e a sud dell’Ucraina sono ripresi lo scorso 19 dicembre, con la possibilità di negoziati di pace – proposta dal Cremlino – che è stata rifiutata da Kiev, in quanto l’unica condizione posta dal Governo Zelenky è quella dell’abbandono immediato di tutte le truppe russe sul suolo ucraino. Una tregua di Natale ad est dell’Europa sembra dunque molto improbabile anche se il ritmo dei combattimenti è molto più blando in quanto il feroce inverno siberiano sta per abbattersi sulle zone di guerra.
L’APPELLO DI PAPA FRANCESCO CONTRO LA TERZA GUERRA MONDIALE: “UN NATALE DI DOLORE, RIAPRIRE STRADE DI PACE”
Diverso il caso della Striscia di Gaza dove invece la guerra tra Israele e Hamas rischia di allargarsi ulteriormente anche in Libano, Siria e sulle coste del Mar Rosso (controllate dai ribelli yemeniti filo-Iran degli Houthi). Dall’est Europa al Medio Oriente, l’impegno della Chiesa in questi mesi si è mosso su più binari: gli appelli continui di Papa Francesco, lo sforzo del cardinale Matteo Zuppi, inviato speciale del Vaticano per la missione di pace in Ucraina (è stato a Mosca, Kiev, Pechino e Washington) e l’impegno dei nunzi e delle realtà cristiane in Israele per provare a trovare un accordo sul cessate il fuoco.
«Non dimentichiamo i nostri fratelli e sorelle che soffrono per la guerra, in Ucraina, in Palestina e Israele e nelle altre zone di conflitto. L’avvicinarsi del Natale rafforzi l’impegno per aprire strade di pace»: così Papa Francesco nell’ultimo Angelus prima di Natale invocava una nuova tregua “generale” per interrompere tutte le guerre. Con particolare riferimento alla situazione del Medio Oriente, il Santo Padre ha ricordato l’episodio gravissimo di un cecchino israeliano che ha ucciso due donne rifugiate nella parrocchia della Santa Famiglia a Gaza: «Continuo a ricevere da Gaza notizie molto gravi e dolorose. Civili inermi sono oggetto di bombardamenti e spari. E questo è avvenuto persino all’interno del complesso parrocchiale della Santa Famiglia, dove non ci sono terroristi, ma famiglie, bambini, persone malate e con disabilità, suore. Una mamma e sua figlia, la signora Nahida Khalil Anton e la figlia Samar Kamal Anton, sono state uccise e altre persone ferite dai tiratori scelti, mentre andavano in bagno». Papa Francesco per questo sottolinea come episodi di guerra e di terrorismo siano gravissimi non da oggi, tanto che nella Bibbia il salmo 46,9 parla di «Dio fa cessare le guerre… rompe gli archi e spezza le lance».
Papa Francesco invoca la tregua di Natale, invoca la pace, invita tutti i grandi della Terra a fermare questa “terza guerra mondiale a pezzi” che sta riducendo il mondo ad una autentica polveriera (per non citare poi i casi di Africa, Taiwan e Sud America). Come ha ribadito rivolgendosi ai figuranti del Presepio Vivente della Basilica di Santa Maria Maggiore – incontrati lo scorso lunedì in udienza – «Un pensiero per i nostri fratelli e sorelle di Betlemme, la Betlemme di oggi. E naturalmente si estende a tutti gli abitanti della Terra dove Gesù è nato, è vissuto, è morto e risorto. Sappiamo qual è la situazione, a causa della guerra, conseguenza di un conflitto che dura da decenni. Allora la vostra rappresentazione dev’essere vissuta in solidarietà con questi fratelli e sorelle che soffrono tanto. Per loro si preannuncia un Natale di dolore, di lutto, senza pellegrini, senza celebrazioni».