Storie Italiane torna ad occuparsi stamane del giallo di Liliana Resinovich, la donna trovata senza vita nei boschi di Trieste due anni fa, e per cui non esiste ancora nessun indagato. In studio Marina Baldi, consulente di Sergio Resinovich, fratello della vittima: “Il grosso problema è stato che inizialmente si è parlato di suicidio, non sono stati fatti accertamenti. Perchè? Non saprei dirlo, abbiamo riguardato il video tante volte, in quel momento si era suicidata anche un’altra donna, ma i criminologi ci raccontano di una modalità di suicidio particolarissimo, è molto più attendibile l’idea che questo corpo possa essere stato conservato o sul posto per tutti questi giorni”. In collegamento anche Claudio Sterpin, amico di Liliana Resinovich, che ha spiegato: “Ben venga la riesumazione del corpo ma farlo due anni dopo… cosa pensano di trovare? Meglio che niente, ok, ma doveva essere fatto nei primi mesi del 2022. Lei non doveva essere per niente sepolta, prima dovevano essere fatte delle analisi. Lei ha delle ecchimosi sul volto, la Procura dice che si è fatta questi segni sbattendo contro gli alberi, ma vi rendete conto?”.
E ancora: “Liliana Resinovich è stata depositata nel boschetto ma non è stata trovata in quel posto, era a circa 8-10 metri, in un sentiero che non si vedeva. Si trovava vicino ad un burrone, se la buttavano ancora più giù non l’avrebbero più ritrovata, divorata dai cinghiali. Sono cose che fanno venire la rabbia addosso, io sono l’ultimo che ha diritto di parlare in questo case visto che non sono un parente, ma il giorno dopo mi sono esposto a raccontare tutta la storia, sono andato anche in questura, chi è quell’idiota che lo farebbe?”.
LILIANA RESINOVICH, STERPIN: “HANNO MANEGGIATO IL CADAVERE A MANI NUDE”
Claudio Sterpin ha aggiunto: “Chi ha ritrovato il cadavere l’ha preso con le mani nude, lo hanno fatto venire a Chi l’ha Visto, a me mi ha fatto arrabbiare”. Marina Baldi aggiunge: “E’ un video che è stato girato quando il corpo è stato preso e portato in Medicina Legale, in effetti le precauzioni che solitamente si utilizzano come materiale monouso e altro non sono state usate in quella circostanza e il problema era che tutti erano convinti che si trattasse di un suicidio”. La consulente ha aggiunto: “Lei si sarebbe messa sulla testa i sacchetti dei supermercati, poi legati con un laccio, poi avrebbe messo le gambe in un sacco nero, lei aveva due sacchi e una borsa a tracolla anche”.
Claudio Sterpin quindi ribadisce la sua tesi: “Liliana Resinovich è stata tenuta da qualche parte e poi portata qui. Poi il cordino che è stato usato per avvolgere i sacchetti attorno alla testa proveniva dalla casa Resinovich”, aggiunge. Va comunque chiarito che lo stesso è stato analizzato e non ha prodotto tracce concrete. Sterpin aggiunge: “Troppe cose che non quadrano, quel suicidio è stato costruito e lo sto dicendo da due anni”.